La veterana Glacial Movements Records fa le prove generali della nuova serie denominata Iceberg attraverso il nuovo album del padrone di casa Alessandro Tedeschi, in arte Netherworld, che con questo Zastrugi mette la firma sull’undicesimo album personale.
Le linee guida della label capitolina subiscono così un cambio di direzione che punta in un territorio finora mai sondato, quello del ritmo. E’ infatti la techno lo step successivo per questa piccola etichetta che ha raccolto consensi in tutto il mondo con il suo particolare timbro ambient ispirato dai gelidi venti del nord.
“Era da un bel po di tempo che avevo in mente l’idea di realizzare una nuova serie, sempre inserita nel contesto di Glacial Movements, con l’intento di fondere insieme atmosfere rarefatte e glaciali con quelle più marcate tipiche della musica Techno. Avendo già esplorato molti aspetti della musica ambient in generale, era giunto il momento di dare una svolta.”
Una svolta che arriva con cinque brani molto lunghi nei quali il producer romano riversa il suo concetto di ritmo e di techno appunto, filtrandolo attraverso anni di esperienza col suono ambient. Il rischio più grande, diciamolo, era quello di sconfinare in un suono piatto e già iper-inflazionato come quello di molte label dub-techno, quello che invece stupisce, ed è bene evidenziare da subito questa pregevole caratteristica, è al contrario una forte personalizzazione del suono, che ha dato vita ad una techno per certi versi estrema, sicuramente fredda ma centrata in quell’aspetto cinematico che rappresenta in tutto e per tutto uno scenario di isolazione. E’ sorprendente la “distanza” delle parti ritmiche dal contesto atmosferico nel quale sono inserite. E’ come se due corpi completamente distinti viaggiassero in parallelo fungendo l’uno da colonna sonora dell’altro, e quindi compensandosi reciprocamente.
C’è un gran lavoro nei dettagli, tutto ciò che si può esprimere come sound design è curatissimo, dai pads crepuscolari ai fields recordings sovrapposti a più riprese, mentre il ritmo vive di vita propria, isolato, una sorta di battito cardiaco che tiene in vita una composizione pensata per descrivere un luogo. E’ come se questo luogo avesse ora iniziato a vivere.
“Anche in questo nuovo lavoro, ho utilizzato field recordings e campionatore, mentre mi sono servito di un synth ION Alexis per le parti ritmiche.”
Zastrugi è techno in quella fantascientifica, metallica bellezza di un romanzo di Asimov, è astrazione in quegli strati slegati di materia, in una techno che non cerca mai la melodia ma riesce ugualmente a descrivere con minuzia le atmosfere circostanti. Il ghiaccio arresta ogni risvolto malinconico o muscolare a favore di un moto meccanico e di una narrazione che non lascia spazio ad interpretazioni. Quel che si vede è.
Interpretazione estremamente personale, e per questo da lodare, di un suono che nativamente voleva esser in grado di descrivere un utopia, mentre nelle pieghe di questo album racconta paesaggi terrestri ben noti dividendosi tra un minuzioso lavoro sulle textures ed un’interpretazione astratta ed inafferrabile del ritmo. A venirne fuori è un piccolo gioiello che provocatoriamente sento destinato a non esser replicabile in questo suo fascino insieme primitivo ed “ingenuo” che delinea splendidi tratti di unicità.