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Album Reviews /

Biosphere N-Plants

  • Label / Touch
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Agosto 2011
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Biosphere - N-Plants

Il norvegese Geir Jenssen in arte Biosphere è un personaggio solitario che a partire dalla techno è riuscito ad isolare/isolarsi in un concetto di musica glaciale estremamente rarefatta ma non per questo priva di sentimento o in qualche modo asettica. Sono pronto ad affermare dopo anni di ascolti che il suo album “Substrata” sia il miglior disco ambient che mi sia mai capitato d’ascoltare, forte di quel trasporto unico ed intenso creato tramite flussi sonori delicatissimi che messi in un unico contenitore hanno saputo vibrare in maniera dirompente.
Un album che talmente forte da attirare dopo quattro anni dalla sua pubblicazione l’attenzione della Touch records, un vero e proprio colosso della sperimentazione, la quale lo ristampa nel 2001 inserendo nel packaging un secondo cd contenente una colonna sonora scritta dallo stesso Jenssen per un film muto dal titolo “Man With A Movie Camera”.

Nel corso degli anni l’uomo ha poi pubblicato diversi altri lavori specialmodo sulla Touch, lasciando intendere come la sua musica fosse focalizzata sull’indagine dell’ambiente attraverso field recordings e stesure che hanno saputo flirtare tanto con sonorità orchestrali quanto con concept più puramente elettronici, lasciandoci testimonianze decisive in album come Shenzhou o Dropsonde, momenti nei quali viene esplicata una maestria costruttiva sofisticatissima, lunghe arie dentro le quali sono riversati spunti jazzistici, melodie dolci e tappeti sonori sottilissimi che rivelano una fragilità nella resa che si contrappone nettamente alla solidità delle strutture dei brani.

Questo nuovo lavoro dal titolo N-Plant è ispirato, rivela l’artista, ad un’approfondimento negli studi sul Giappone in era postbellica, in particolar modo (fatali sono poi stati gli eventi) incentrati sulle centrali atomiche e sui rischi derivanti da distruzione.
Partendo dalla foto della piantina della centrale di Mihama (poi rielaborata e resa cover) è quindi iniziata la scrittura del disco.

Una sonorizzazione dunque, ideata a partire da una serie di tratti geometrici che grazie alla creatività di Jenssen si tramutano in caldissime composizioni analogiche dove la melodia gioca un ruolo principe e forse mai così evoluto nel suo suono. E’ un’esplorazione continua, mai ferma su qualcosa di prefissato, un viaggio che scorre descrivendo atmosfere e paesaggi con un grado di dettaglio unico ed un’armoniosa progressione di eventi che ci lasciano a godere senza obiettare su nulla.

Il ritmo interviene in più parti, un downtempo sinuoso che in brani come “Shika-1”, “Ikata-1” , la stupenda “Genkai-1”, “Fujiko” e “Ōi-1” crea un trasporto unico andando ad alleggerire la complessita degli arrangiamenti. Poi la melodia dicevamo, qualcosa di profondo ed estremamente dolce sembra appartenere a questo nuovo capitolo della vita artistica di Biosphere, un dettaglio che ci fa innamorare quanto i ghiacci del vecchio Substrata, rivelandoci un lato che visti i tempi di certo non ci saremmo aspettati.
L’ambient. Pensare all’ambient moderna ci porta ad immaginare un suono oscuro e limato, a tratti eccessivo nel suo essere radicale, Biosphere invece non fa altro che riconsegnarci un suono che molti davano perduto, appannaggio magari soltanto di ripescaggi negli scaffali dei vinili buoni. Una magia che torna a vivere attraverso una musica al solito visionaria ma allo stesso tempo conservatrice di una memoria che potremmo identificare nel  ricordo e successivamente ricollocare nel futuro.

A parte il gusto personare che potrà portarvi a preferire uno piuttosto che un altro brano, qui vi troverete di fronte ad una ricchezza d’idee ed una coesione totale che vi faranno amare il disco dall’inizio alla fine.
Stiano a guardare un po’ tutti…

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