La L.I.E.S. (Long Island Electrical System) nasce nel 2010 da quella che sembra essere l’idea di Ron Morelli, da Brooklyn, New York, ed in due anni di serrato lavoro si impone come una delle novità più lungimiranti d’America per quanto riguarda il suono House, Techno e perchè no, sperimentale.
Se buttate un occhio alle charts dei più blasonati portali che si occupano di musica dance elettronica non potrete far a meno di notare come la label newyorkese sia presente praticamente in ognuna di queste classifiche, e per di più nelle prime posizioni.
Ora non arriviamo certo noi a dirvi il contrario, anzi, cogliamo l’occasione di questo doppio CD intitolato American Noise Volume One per descrivervi in che maniera questa forza improvvisa è riuscita ad imporsi nell’affollatissimo panorama dance. Fondamentali infatti sono state le prime tre release, un ventaglio sonoro di gran fattura che ha messo in luce subito un primo fondamentale aspetto, la L.I.E.S. Ha orizzonti ampi. Contrariamente alla logica del mercato statunitense e newyorkese per l’appunto, Morelli ha lasciato subito intendere come la sua creatura non avesse un focus, è lecito pubblicare tutto, purchè ci sia di mezzo la qualità.
E non possiamo non benedire un presupposto del genere, ma certo, dev’esser poi argomentato con i fatti.
Ed i fatti ci sono stati eccome, da quel primo strambo fungo house/disco partorito dalla mente geniale di Steve Summers sotto Malvoeaux sembianze per poi proseguire con l’house licantropica dei Two Dogs In A House, creatura dello stesso Summers in combutta con Morelli.
Il terzo capitolo è poi il centro che marchia a fuoco il futuro dell’etichetta, un incredibile cut techno confezionato dal fuoriclasse Steve Moore dal titolo Zero-Point Field. Moore quando fa queste cose è Dio, qui esplode letteralmente, mettendo a segno due brani micidiali, il secondo, Frigia, un capolavoro assoluto inserito ora anche in questo doppio CD.
Da lì il via, il piccolo covo di Brooklyn si alza in volo e può guardare finalmente il mondo.
Passano due anni dove il ventaglio si apre completamente lasciandosi rimirare con tutto il suo carico di idee e creatività. Ogni nuova release ha qualcosa da raccontare, arrivano a rinforzo nuovi producer come Torn Hawk, Delroy Edwards, Jahiliyya Fields, intervengono assi come Legowelt, Professor Genius, Maximillion Dunbar, Willie Burns ed a contorno molti altri produttori che riescono a fornire un importantissimo contributo ad una causa man mano sempre più chiacchierata.
New York ha un ruolo importantissimo in tutto questo, la city sembra pervasa da una nuova energia creativa che ormai è distribuita in tanti piccoli focolai da seguire con il massimo interesse, musica e metodologia che eredita molto dai fasti del passato Disco ed House ma che attraverso label come la L.I.E.S. Riesce a far convogliare in se estetiche provenienti da ogni parte del mondo siano esse techno, house, acid, electro, ambient o puramente sperimentali.
American Noise ha già il profumo di una retrospettiva, il primo CD è infatti una raccolta di brani precedentemente usciti su dodici pollici, a partire dai drones estatici di Jahiliyya Fields passando per il capolavoro “Frigia” di Moore, l’house notturna di Cabral, l’acid in tecnicolor di Legowelt, l’electro-house di Terekke, la techno bagnata d’oriente di Dunbar, gli astrattismi afro di Bookworms, il modernariato elettronico di Torn Hawk, i richiami old school dei Two Dogs…La deep house vellutata e profonda di Svengalisghost o la techno futuristica di Vapauteen.
Sul secondo CD alcune unreleased da parte di Bonquiqui (metà XOSAR insieme a Legowelt), ancora un Legowelt in chiave acid, uno splendido Cookworms con “360 Waves”, un dirompente XOSAR remixato da Delroy Edwards, una chiusura dannata curata da Beau Wanzer (metà Mutant Beat Dance insieme a Traxx).
Un disco che racconta un modo di fare musica casalingo e viscerale, una visione che azzera le barriere semplicemente fregandosene dei trend ma che, diciamocelo, rischia in prima persona di diventare un trend.
In questo momento però godiamocela.