Mike Cooper è una leggenda vivente. Il musicista britannico, da anni di stanza a Roma, è attivo sin dai primi anni ’70 dove si esibiva in una miscela di folk e blues suonando il suo strumento preferito, la chitarra. Con l’avvento dell’elettronica l’artista ha abbracciato un approccio maggiormente sperimentale, dedicandosi anima e corpo a definire la sua idea di suono che ha molto a che fare con il noise, con i ritmi caraibici e con la malinconia.
Il suo amore per l’estetica hawaiiana è un altro tratto caratterizzante del suo profilo, sia come musicista che a livello umano, le sue camicie hawaiiane hanno fatto storia, tanto che nel suo sito web c’è una pagina loro dedicata dove lo stesso artista dichiara: “We don’t collect them we wear them. We don’t pay huge sums of money for them either – in fact the cheaper the better.”.
Sulla prestigiosa Room 40 era già approdato nel 2008 con un album in collaborazione con Chris Abrahams, ora un grandissimo ritorno, con un album tutto suo intitolato White Shadows On The South Seas.
Il disco raccoglie l’anima incontaminata di isole lontane, con registrazioni di uccelli tropicali, scrosci d’acqua, vento ed ogni sorta di voci e sentori di paradisi incontaminati, ed incontra un fervore ritmico di notevole importanza che in alcuni brani esce allo scoperto in un mantra sciamanico ipnotico e coinvolgente (White Shadows, A White Shadow Passes).
La parte più importante viene comunque giocata da sonorità prevalentemente ambient che mettono in equilibrio l’uso dell’elettronica con le registrazioni ed il suono della chitarra.
L’artista è bravissimo nel distribuire le atmosfere che nell’arco dell’album riescono ad evocare tanto assolate giornate quanto oscure notti abitate da versi animali.
Un incredibile connubio tra tradizione e sperimentazione che ci regala quattordici brani suggestivi e ricchi di fascino. Un ascolto indispensabile per tutti gli amanti di atmosfere tropicali e di musica ambient che sappia far viaggiare evocando sensazioni ed emozionando con poche semplici cose.