Alan Backdrop è la creatura musicale dietro la quale si cela l’italiano Alessio Meneghello, originario del Veneto, e che di recente abbiamo proposto con uno splendido podcast in un viaggio techno ricco di spunti atmosferici.
E’ proprio questa la direzione musicale del progetto dell’artista: techno sì, che a tratti pesta anche duro, ma ricca di ispirazioni atmosferiche, connessioni con paesaggi incontaminati, la quiete di panorami montani o di campagna, lo scorrere dell’acqua dei fiumi; è qui che l’artista trova l’ispirazione per le sue opere, come da lui stesso confermato, fondendo il tutto con l’approccio alla stesura della traccia dei grandi maestri della techno contemporanea europei e d’oltreoceano.
Backdrop si rivela al pubblico techno con due ottimi ep: Excursion A e B, editi dalla svizzera Motoguzzi records, per poi approdare col botto sulla Prologue di Tom Bonaty con un album splendido ed intenso: VR Plan, edito purtroppo solo in digitale, ma che meriterebbe indiscutibilmente una pubblicazione su vinile.
Alla fine di un 2013 prolifico e che lo proietta all’attenzione di molti appassionati e addetti ai lavori, Backdrop approda alla Enklav dell’italiano Dario Tronchin, in arte Chevel, con l’ep Salko: cinque brani in cui si incontrano techno dura, dub, house e timidi accenni ambient.
Apre l’opera Ch-x, che si invischia in un tunnel in cui si raggiunge la pace dei sensi e le atmosfere oscure introducono a una sospensione tra tensioni verso l’house, rimandi dub e accenni di tribalismo; densa e spirituale. Dp3 si sviluppa su binari deep techno, in un crescendo di energie degno dell’ultimo Robert Hood in versione Floorplan contaminato dal sound berlinese.
Sul lato B apre i giochi Meamb, incendiaria, vorticosa e schiacciante in perfetto groove da dancefloor con aperture ambientali sul finale in tenue decompressione. Segue Snit che tende all’acido su tappeti carichi di tensione, minimalismo e oscurità, per me il miglior capitolo dell’ep; chiude la titletrack in apoteosi cosmica su cassa dritta e spedita, tra gorgoglii metallici.
Questo lavoro di Meneghello trova la sua collocazione sul dancefloor, pur non essendo del tutto originale, interpreta quel suono con una perizia ed una varietà di significato notevole per un produttore che vanta pochissime uscite, nel complesso tutte di qualità altissima. Un nome da tenere in mente e che sicuramente mantenendo questo approccio compositivo regalerà più di qualche soddisfazione maturando la propria esperienza.
Nel complesso un disco da tenere in considerazione per elevare la qualità dei propri set techno, interpretata magistralmente in ognuna delle cinque tracce.