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Album Reviews /

2562 The New Today

  • Label / When in Doubt
  • Catalog / DOUBT003
  • Format / Vinyl, CD
  • Released / 10/2014
  • Style / ,
  • Rating /
    7.5/101
2562 ‎– The New Today

Dave Huismans nasce in una delle culle musicali più radicali d’Europa, L’Aia, in Olanda, cittadina alla quale siamo affezionati, anzi devoti, e nonostante la “lingua” parlata in quella stramba oasi integralista sia di diversa natura, Huismans riesce a a modellare un suono che si discosta per intenti ed oggi, dopo circa dieci anni, diventa narrativa personale figlia di un percorso tra i più coerenti associabili ad un producer europeo di nuovo corso.

2562Tre gli pseudonimi utilizzati, a partire da quel Dogdaze con il quale è venuto a battesimo nel 2004 con un broken beat ispirato, gonfio ed estremamente sincero, per poi crescere e dividersi tra i due maggiori A Made Up Sound e 2562 appunto. Le principali differenze tra questi ultimi due pseudonimi erano sostanzialmente nella programmazione ritmica, più lineare ed orientata alla techno con il primo, spezzata e modulata sulle basse con il secondo.
A dire il vero, con il passare del tempo anche queste due strade sono andate via via unificandosi, ed alla luce di questo quarto album come 2562 intitolato The New Today possiamo parlare di una personalità che forse non ha più bisogno di distinguersi in differenti anime.

Viene a galla uno spirito primitivo che si riversa nel ritmo sia come andatura (successioni che cercano l’ipnotismo), sia come timbrica (utilizzo massiccio di tamburi) e lega in maniera apparentemente indissolubile molti dei passati spettri dell’artista, quelli dubstep, quelli techno e quelli più ambientali. La fusione qui trova una logica mai così puntuale incrociandosi proprio sulla via del groove.

Il disco apre con un brano ambient in chiave dark intitolato Arrival, pezzo che lascia presagire tutt’altra atmosfera all’interno dell’album, ma è subito il secondo brano, Terraforming a delineare tutt’altro percorso con la sua esplosione di groove al rallentatore che svela già un’altra importante caratteristica dell’album, quella di un lavoro concepito in multi layer per quando riguarda tutte le parti ritmiche (lavorazione ripetuta in tutti i brani) ed una particolare accortezza nel gestire le fonti sonore in un insieme minimale ma dal grande tiro funk.

A livello melodico c’è un grande sforzo per tenere a freno le passate venature dub, mentre vengono introdotti suoni cristallini uniti ad un grande uso di arpeggi che donano al tutto un effetto cinematico che controbilancia alla perfezione l’appeal dance del disco stesso, che ci tengo a specificare, ha un’accezione del tutto personale e non standardizzata.
I meriti sono soprattutto quelli di aver curato in maniera ossessiva di intrecci del ritmo, arrivando a concepire una dinamica carica di tensione e molto futuristica negli intenti, quel che avremmo voluto più sviluppato è sicuramente il lato melodico che poteva aprirsi a differenti percorsi sfruttando tutto l’eccellente lavoro sul groove. Comunque un ottimo disco.