Arne Weinberg e John Shima. Il primo, da Glasgow, attivo da oltre dieci anni con una lista lunghissima di produzioni techno-electro-ambient, autore del bellissimo Path Of The Gods, album pubblicato nel 2007 per la sua AW-Recordings (label nella quale è stata pubblicata anche una delle raccolte più belle di sempre: Viewpoints Chapter One), ma sono molti i dischi di grande valore che solidificano il curriculum di questo solitario produttore.
Il secondo, da Sheffield, giovane producer che ha abbracciato la causa elettronica proponendo un suono techno influenzato tanto dall’ambient quanto da quell’anima soul che non può non far pensare a Detroit. Giovane quanto basta per suonare ancora fresco e pieno zeppo d’identità.
Questo progetto, pubblicato per la statunitense Anodize (label specializzata in CD album attiva dal 2013) vede i due producer cimentarsi in un lavoro comune sotto lo pseudonimo Fatal Tangent.
“Anche se siamo entrambi conosciuti per la musica techno, il nostro intento era quello di far entrare in contatto i nostri due pseudonimi Valanx e Isomorphic.
Non abbiamo discusso alcuna linea guida, tutto è iniziato con lo scambio di alcuni suoni che ci ha stimolati a sviluppare delle parti sugli stessi.Gran parte dell’album è sviluppato suonando live con i nostri sistemi modulari, siamo andati avanti scambiandoci le parti fin quando non ci siamo decisi che fosse finito. Nonostante lavorassimo da due città differenti siamo riusciti a trovare molto rapidamente il nostro stile, ed il flusso è venuto fuori senza particolari problemi.”
Ed a tutti gli effetti l’album rispecchia la descrizione fornita dai due produttori, perché ad uscirne fuori è un disco ambient vivo nel quale sono palpabili gli interventi umani. Tutto è in continuo movimento, dai tappeti che fanno da sfondo ai suoni più in superficie. Gli interventi sono di varia natura, uno spettro sonoro che va da tonalità limpide e cristalline a sentori di metalli o turbinii puramente elettrici. Il tutto viene narrato come immaginassimo una soundtrack per un laboratorio scientifico. Viene in mente il termine sperimentazione, avesse ancora un senso applicato alla musica, ma inteso nella definizione stessa della parola potremmo dire che in questo album si è sperimentato, si è cercata una soluzione armonica partendo dall’intuito, dal momento, contestualizzato al meglio dal fatto che quasi tutte le parti sono suonate modulando i sintetizzatori in presa diretta.
Musicalmente ne vien fuori un disco concepito in provetta, non tanto nell’estetica dei suoni che sanno andare a fondo e mostrare carattere e decisione quanto nelle atmosfere scientifiche che vengono a crearsi. Immaginate di trovarvi in un laboratorio modernissimo scavato all’interno di una montagna, sotto il livello del suolo, un ambiente pieno di apparecchiature sofisticate, luci al neon e scienziati indaffarati nei loro esperimenti, immaginate un suono che possa insinuarsi tra le pieghe di una simile visione e rallegratevi, perché avrete fatto centro.