“L’idea di questo esperimento è nata in un periodo nel quale la mia ricerca verso la musica progressive italiana degli anni ’70 si è fatta più intensa e profonda.”
Un disco che non ti aspetti, per certi versi coraggioso viste le caratteristiche così inusuali sia rispetto al momento nel quale viene pubblicato che verso l’idea di suono che finora è stato possibile immaginare se associato a Donato Dozzy.
“E’ stato fondamentale lo studio di un disco speciale, Cantare La Voce di Demetrio Stratos, un album che ho metabolizzato fino al midollo e che è stato una fonte d’ispirazione importantissima per la nascita di questo esperimento, un disco la cui libertà compositiva è orgoglioso patrimonio della musica tutta.”
Un disco di sola voce. I nove brani, tutti brevi, sono composti interamente utilizzando le registrazioni della voce di Anna Caragnano (musicista messa in contatto con Dozzy dal grande Paolo Micioni che ha poi seguito e supportato ogni fase del progetto), realizzate utilizzando un microfono sovietico a condensatore, l’Oktava mk-012.
Ed è quindi la voce a diventare essenza e strumento stesso, cantata per ricreare melodie, pads ed anche ritmo, talvolta vicino a suoni di maracas o percussioni. Un esperimento i cui risultati non erano prevedibili, come ci spiega la stessa Caragnano:
“Ho sempre pensato alla voce come ad uno strumento. Allo strumento primordiale.
Quando Donato mi ha chiamata comunicandomi la sua idea confesso di non aver intuito la direzione che avrebbe potuto prendere Sintetizzatrice, però man mano che i suoni andavano aggrovigliandosi e i pensieri dissolvendosi, mi sono lasciata andare ed è lì che si è creata la vera alchimia. Non si può vivere e guardarsi vivere contemporaneamente.”
Come suona quindi questo album? Parliamo di un disco ambient, una sonorizzazione ambientale per sola voce che riproduce effetti e melodie senza far rimpiangere l’utilizzo di strumenti elettronici. Ma, essendo un esperimento, è bene analizzare il lavoro alla base, che è quello di sondare le possibilità delle vibrazioni vocali per sostituire a tutti gli effetti un setup tradizionale, provando a dare comunque un senso compiuto ai brani, differenza fondamentale che trovo rispetto all’ascolto di Cantare la Voce di Demetrio Stratos. Qui tutta la fase di assemblaggio delle varie registrazioni mette comunque in mostra l’attitudine compositiva di Dozzy che è quella di raccontare, attraverso la melodia, uno scenario sonoro; qualità ampiamente dimostrata nel suo album K per la Further Records.
Il legame con il passato lo troviamo nell’utilizzo di alcune tecniche tese a dare una grana più genuina al suono, il disco, dopo esser stato masterizzato da Neel, è stato riversato su tape da Pietro Micioni, Massimo Zuccaroli ed Angelo Compagnoni con uno Studer A812 a bobine (processo che si rifà proprio al metodo di lavoro utilizzato nei ’70) e successivamente affinato a Berlino da Dubplates & Mastering.
C’è un brano particolare, Parola, dove appunto le parole diventano armonia e mantra allo stesso tempo, qui avvengono due tipi di processi, quello puramente melodico ed un secondo di arrangiamento ed in ognuno di questi la voce viene utilizzata in maniera diversa.
“Ho seguito due logiche parallele: la prima solo “sonora”, cioè la scelta di usare parole che contenessero consonanti dentali (t) e consonanti labiali (p) per creare un groove spontaneo, un movimento intrinseco il potere della parola anche nel parlato è duplice: evoca e significa, quindi poi abbiamo trovato le parole che evocassero comunque un immagine. Quando adesso ascolto Sintetizzatrice ricordo una grande serenità che è la serenità dei bambini che giocano, senza preoccuparsi dei giudizi, è la serenità che si è creata in studio con Donato che mi ha piacevolmente accompagnato durante tutte le registrazioni.”
Aspettatevi qualcosa di diverso, un esperimento, un altro modo di dar forma ad un’idea, osate.