La Presto!? mette le mani sul materiale di Theo Burt, sound artist gia nel progetto The Automatic Group per la splendida Entr’acte, suoni che sembrano far centro perfettamente nel cosmo sonoro messo in piedi da Lorenzo Senni, una costruzione di frequenze, loops ed equalizzazioni che tendono a dar forma ad un’estrema quanto tangibile impronta psichedelica che possiamo annoverare alla voce trance intesa solo ed unicamente come stato psicofisiologico. Emblema di quel concetto ne sono i due album di Senni Quantum Jelly e Superimpositions, anche se a dire il vero lo specchio non era stato poi così fedele sulla sua label.
Questo di Theo Burt è forse il lavoro più esplicito in tal senso, non tanto nelle dinamiche quanto nelle timbriche. Parliamo di musica registrata tra il 2009 ed il 2010 ed affinata tramite un synth Casio del 1988 ed inizialmente concepita come sonorizzazione invece che per un album vero e proprio. Quel che accade è che in otto take verrete proiettati in un tunnel multimediale nel quale verrete assaliti da suoni dipinti in 8bit dove l’equalizzazione gioca gran parte del gioco in questa serie di composizioni minimali che nei loro giochi tonali riescono ad essere malinconiche (come nel caso del brano in A2) e ad avere una solida, inaspettata narrativa.
Il vero punto focale sta infatti nella dialettica che viene a crearsi, una sorta di folk digitale che a vari livelli interessa tutti i brani, che sembrano a volte tramutarsi in grandi arie di organo, piuttosto che in moderne library per programmi televisivi. Un esperimento illuminante, in quanto quasi in contrapposizione con la natura minimale dei suoni così levigati, quasi privi di spessore, caratteristica che mette in luce ancor di più le capacità compositive e di sintesi di Theo Burt che come un moderno alchimista estrapola il cuore del suono dimostrandoci che per esser comunicativi la cosa più importante è cogliere la giusta chiave di lettura.
E’ un disco per palati fini, per ascoltatori esigenti, per chi riesce a leggere attraverso le pieghe del suono, non fermandosi in superficie ma sapendosi immedesimare nelle vibrazioni stesse. In tal senso, uno degli album più innovativi ascoltati di recente, un disco in grado di generare emozioni spesse e profonde da un impianto scarno e minimale .