Musicista estremamente prolifico Kiyotaka Fukagawa, inizia a produrre musica nella seconda metà degli anni ’90 con quello che sarà poi il suo progetto principale: Calm. Un producer elegantissimo, che muovendosi in quel fantastico mondo fatto sostanzialmente di downtempo, jazz ed house ha prodotto brani che hanno sempre mostrato un classicismo innato anche quando il ritmo si inerpicava su sentieri ‘drum and bass’ intricati ed a loro modo futuristici.
Parliamo di una quindicina di album e di moltissimi Ep nei quali Kiyotaka ha espresso un verbo sempre fedele al proprio credo, ereditando molti elementi dalla grandissima scuola fusion giapponese degli anni ’70 ed ’80, genere che come vedremo sarà fondamento anche dell’album che vogliamo raccontarvi. Musica che ha sempre fatto uso di strumenti classici, su tutti il pianoforte ed il sax e che si è sempre bagnata d’atmosfere profonde, malinconiche e solari, ma di quel sole che scalda con gli ultimi raggi, quelli del tramonto.
Val la pena recuperare quanto più possibile dalla discografia dell’uomo, compresi i dischi pubblicati come Organ Language perché parliamo di vere e proprie perle deep mai del tutto valorizzate e che potrebbero rappresentare un nuovo bacino musicale da esplorare.
Una doverosa premessa per potervi introdurre questo che vi annuncio essere un album infinito, bellissimo. Il nuovo album di Calm che si intitola From My Window è una freccia infuocata, undici brani pubblicati soltanto su cd e solo per il mercato giapponese (quindi datevi da fare per recuperare la vostra copia prima che diventi inaccessibile) nei quali è espressa una summa musicale talmente ricca da esser difficilmente rintracciabile in altri dischi.
Tutta la stesura è stata scritta insieme alla Moonage Electric & Acoustic Ensemble, collettivo di nove elementi che è doveroso citare tutti: Tomokazu Sugimoto (Electric and Acoustic Bass), Toshitaka Shibata (Acoustic Piano), Yuichiro Kato (Sax and Sax Arrangement), Takashi Numazawa (Live Drums), Shinsuke Fujieda (Flute), Shiba (Trumpet), Kakuei (Steel Pan, Percussion), Ignat Karmalito (Qanun, Kalimba, Tambin Flute, Vocals), Haruka Nakamura (Acoustic Piano).
Il primo brano ad esempio (Room with a View) è un arpeggio paradisiaco di elettronica pura, un fluire di suono limpido, morbido e cortese. Ti mette a tuo agio e ti prepara al viaggio che di li a poco avrà inizio con i pad stellati di Night Ride, qui un notturno fraseggio di synth entra in collisione con una cascata di note liberate da un pianoforte in un chiaroscuro nel quale emozionarsi significa far scendere le lacrime.
Love Velocity segue quella scia in odor di ambient con il flauto a gestire una melodia spirituale rafforzata dalla chitarra, da percussioni leggere e dalle tastiere che fanno volare il tutto su un magico tappeto che sorvola ogni barriera ponendoci nel bel mezzo della musicalità stessa.
Ecco un grande pregio di questo disco, non vuole avvicinarsi a catalogazioni, è libero e fluttua in un soffice magma di suono.
Floating Beauty è house music iridescente, con il piano in volata libera, la cassa lanciata e vari strati di tastiere che vanno a tessere trame armoniose, mentre Cosmic Language è jazz elettronico che va inteso solo e soltanto per quel che è, un brano dove batteria, pianoforte ed elettronica sono insieme e fanno l’amore. Shadow For Two è un profluvio ambient/fusion caloroso con un crescendo che è il perfetto preambolo al groove, ed è esso stesso il groove. Un brano immenso.
Ascending and Descending è un altro di quei pezzi la cui libertà è pari solo alla bellezza, tastiere e xilofono su un downtempo ballerino che trasuda luce e calore da tutti i pori. La successiva Pining ancora un downtempo/jazz in una chiave deep oscura e tesa. Ocean Deep una jam con il sax che lascia cadere schegge di bellezza su una sinusoide hip hop strumentale che graffia dal basso. Cosmic Wind cerca ancora il paradiso con queste minimali esecuzioni di piano che mettono gli acuti sull’ennesima jam ambient/jazz.
Pearls And The Sun è il commovente finale di un album pronto a scuotere le coscienze sul concetto di esser artista in questi anni, chiude un lavoro mastodontico, eclettico, ispirato nelle melodie, pacifico nel suo intercalare e totalmente al di fuori dagli attuali schemi, perché se da un lato è vero che certe sonorità in questi ultimi tempi stanno avendo una luce sempre maggiore (forse dovuta alla stanchezza del mercato verso i cupi risvolti nei quali era caduto), è altrettanto vero che in questa musica non c’è nulla di pretenzioso, soltanto voglia di apparire quel che è, semplice ed infinitamente ispiratrice.
Un capolavoro.