Grind, il debutto sulla lunga distanza di DJ Richard (White Material) edito dalla teutonica Dial non è il solito disco di house/techno datato 2015,ne quello che ci si poteva aspettare dal biondo americano.
Perchè a differenza dei suoi precedenti dodici pollici (muscolosi e incessanti tools a metà tra ghetto house e techno lo-fi, con risultati comunque più che apprezzabili) la resa delle 9 tracce in scaletta aggiunge un ampio ventaglio di soluzioni finora inespresse ed assolutamente spiazzanti.
Una No Balance messa li ad aprire, con i suoi vagiti metallici e i pads cosi cupi potrebbe farci pensare che il suo passato da ex noiser in quel di Rhode Island stia facendo capolino nella sua nuova dimora berlinese; ma così non è: Nighthawk spazza via i dubbi (e la pista) con una semplice, quanto accattivante struttura di 707. Il mood è però pensoso, spezzato e parecchio affascinante.
Ne sono la conferma i lamenti distorti di Waiting For The Green Flash e il drone di Ejected, mentre saranno un sano deja-vu le drum machines iper compresse di Screes of Gray Craig (vicina, vicinissima agli ultimi riusciti cuts di Helena Hauff su Werk Discs).
C’è spazio anche per un missile di techno atmosferica come I-Mir che cresce su loops di filo spinato e hi hats in delay, per cui potremmo scomodare la storia e Sandwell District.
Bane e Vampire Dub che completano la parte finale dell’album passano comunque l’esame come ottimi tools, mancando però l’introspettiva ricerca e il mood coerentemente approfondito dalle altre esaltanti tracce.
Praticamente ne viene fuori che dove molti producers mancano il salto di qualità (il debut album, o in genere tutto quanto sia da ragionare su metriche diverse e una narrazione più articolata) il nostro “working man’s techno” eccelle e stupisce: sarà interessante vedere la sua prossima mossa.