E’ un lavoro importante questo di Alessio Ballerini, sperimentatore italiano che nel giro di un decennio ha guidato la sua arte in un percorso evolutivo sempre attento a mantenere un rapporto concreto con i suoni del mondo reale. I field recordings sono infatti una delle caratteristiche portanti della sua musica e che in questo nuovo album intitolato Beautiful Ground trovano concetto durante la residenza del produttore al progetto Bioculture, una promozione in territorio britannico dei vini di selezionati vitivinicoltori biologici marchigiani.
Durante il periodo della vendemmia Alessio ha registrato tutte le fasi di lavorazione dell’uva, processando poi il tutto ed inserendo questi suoni naturali all’interno di una più articolata progettazione nella quale trovano ampio spazio i suoni sintetici, aprendo i suoi orizzonti a canali sonori meno marginali, riuscendo a concedersi aperture che a più riprese vanno ad incanalarsi dentro inusuali territori “dance”.
La storia è comunque tutt’altro, perché il disco è legato più ad una sorta di potenza melodica molto musicale, sin dalle note di pianoforte dell’iniziale The Sunflower’s Encounter che si scontrano con rumori di legni battuti per poi virare bruscamente in un loop di stringhe che annunciano un pad soave che dopo un crescendo in trance ripiega ancora sul pianoforte. Un brano dalle dinamiche inusuali, brusche, una sorta di mash up tra diverse registrazioni, stuli, emozioni.
Drone 848 m riparte proprio dal piano, qui in sottofondo un ronzare d’insetti, uccelli ed altri rumori, poi il suono di un organo molto dilatato e malinconico, ed ancora una volta l’ingreddo in una sorta di zona grigia che termina di nuovo tra le solitarie note del pianoforte.
Water Organs parte con una sequela classica campionata intervallata da una sequenza ancora simile a quel pianoforte ricorrente. Sarà una sorta di tema portante che apre poi a varie divagazioni, escono improvvise come un temporale estivo, sono dei repentini cambi d’umore e nel quarto brano, I Went 3 Million Years, arriva anche un battito regolare, una cassa ovattata che tramuta tutto in un viaggio deep nel più limpido dei 4/4 a supportare una melodia immediata.
Nell’avvalersi di antichi strumenti registrati nel tempio di San Francesco in Camerino e presso la chiesa di Cossignano, nelle registrazioni dei lavori e dei suoni di campagna, Ballerini ha messo insieme una serie di diapositive ibride attraverso le quali ha raccontato esperienze terrene semplici e dimenticate. Nella gestione dei flussi dei singoli brani c’è qualche nodo a mio avviso non del tutto risoluto, ma questo è nulla in confronto alla potenza narrativa che pervade l’intero lavoro.