Un laptop, un flicorno e stormi di uccelli. Tre diversi strumenti tra le mani di Alberto Novello, in arte JesterN, e Flavio Zanuttini per un disco, “Le Retour Des Oiseaux” (2015), da dedicare alla memoria di Olivier Messiaen (1908-1992). L’organista e ornitologo francese è stato uno dei più importanti fautori del pensiero musicale del XX secolo, capace di combinare tecniche compositive sofisticate ed espressive, talvolta abbinate al canto dei volatili, tali da influenzare due generazioni di compositori, tra cui il suo allievo Pierre Boulez, Iannis Xenakis e Karlheinz Stockhausen.
L’uomo come essere bloccato dal reticolo del tempo e gli uccelli, esseri musicali e divini, che trascendono la griglia temporale. È stata la visione del mondo del compositore a ispirarci, così come la sua influente opera da camera “Quatuor Pour La Fin Du Temps” (1940-1941), divenuta presto uno dei nostri punti di partenza. Il 12” deriva, invece, da esibizioni che, dal 2008 in avanti, abbiamo tenuto in alcuni degli spazi più prestigiosi della musica contemporanea in Europa. All’inizio erano in stereo, poi sono diventate anche performance visive in quadrifonia.
Se il concept di Olivier Messiaen affronta come nodo centrale il problema del tempo, esaminandolo attraverso prospettive religiose, filosofiche e tecniche, quello dei due musicisti friulani indaga l’estetica della sua composizione. Cinque movimenti ne ricalcano il percorso all’inverso, tra chitarre, droni, field recording e il fliocorno di Flavio Zanuttini sullo sfondo, per favorire un flusso di suoni più armonici. Questa l’avanguardia in note ideata da JesterN, una laurea in fisica nucleare a Trieste, un master in sintesi sonora a Grenoble e varie esperienze professionali tra Olanda e Belgio.
Nato da un fecondo incontro tra ottoni e tecnologie, il celebrale “Le Retour Des Oiseaux”, rilasciato dalla Bowindo Recordings, offre così sonorità via via più perturbanti. Ognuno dei suoi pezzi, registrati live presso il Koninklijk Conservatorium de L’Aia tra il 24 e il 25 aprile 2013, è abbinato a una delle lettere che compongono la parola ‘birds’, ‘uccelli’ in inglese. Gli animali sono ritratti anche sull’evocativo artwork della release per mano di Dennis Hlynsky, con i loro cinguettii come gradevole costante a partire dall’opener B sul lato A, mentre imperversano venti e tuoni scuotono la terra.
Siamo partiti dall’abisso senza tempo, in cui c’è solo una nota in assenza di respiro (B) e da lì abbiamo inserito due, tre e quattro voci (I). Dopodiché, note staccate e altre strutture ritmiche che lentamente crollano su sé stesse (R). Infine (D), il nostro contributo più moderno alla visione negativa della guerra mondiale propria di Oliver Messiaen, internato in un campo di concentramento, per un’espressione umana libera e speranzosa. L’ultimo movimento (S), una conclusione aggiunta in fase di missaggio, espressione di una riappacificazione serena.
Sin dai primordi della storia, gli uccelli sono ambasciatori di un nuovo giorno. Stavolta, elettrico. Saturo di impulsi innescati da macchinari incandescenti. Con I subentra, infatti, prepotente il bordone per un crescendo di suoni distorti e come in caduta libera durante la parte conclusiva dell’altrettanto densa R. Sul lato B, parte subito forte D, fondata su un mix impazzito di allucinazioni in loop, bolle dub e ritmi quasi tribali. Dopodiché la più breve S, alla stregua di una fioca luce nella nebbia. L’ultima a dissolversi all’interno dell’ultraterrena clessidra del tempo.