La panoramica che percorre l’opera di Thomas Köner continua a mostrare fenomeni di ricerca come “Tiento De Las Nieves” (2014) attraverso i quali è inevitabile percepire il suo tentativo di ricognizione dinamico che si fa strada da sé opponendosi ai rigidi limiti della ragione. Cronologicamente, e concettualmente, si tratta di un ponte che collega il suo precedente lavoro “Novaya Zemlya” (2012) su Touch e il suo prossimo lavoro “Tiento de la Luz” (2016) accompagnati dai suoi progetti visivi; momenti fondamentali per la messa a fuoco della sua dialettica.
“Novaya Zemlya” procede come la maggior parte delle sue applicazioni per sottrazione. Ricordando l’asettico disegno di una composizione che tende a procedere per negazione di elementi classici musicali, uno dei pochi elementi di ritmo che viene scelto ha caratteristiche naturali ed è una riproduzione del battito di un cuore inserito in una vasta distesa di dissonanze in cui lui stesso è il protagonista indiscutibile; ‘mezzo’ attraverso il quale vengono messe a fuoco le sue avventure al confine con il suo pensiero.
Il processo di condivisione e dimostrabilità del suo pensiero continua questa volta sotto le coordinate Denovali ed è un unico brano di 68 minuti che disegna in anteprima la sua sensazione di un enorme spazio bianco. Caratteristica che tenterà di far emergere l’identità di questa distesa di neve è la presenza di alcuni accenni di pianoforte ad opera di Ivana Neimarevic. La scelta di questo strumento, dalle applicazioni che prendono spunto dai suoni spesso isolati delle composizioni di Morton Feldman, riesce ad incorniciare un’intenzione che vuole mantenere caratteri semplici al fine di dare spazialità, campo al desiderio.
Love is life’s snow. It falls deepest and softest into the gashes left by the fight whiter and purer than snow itself. What is life without love? It is like this ice – a cold, bare, rugged mass, the wind driving it and rending it and then forcing it together again, nothing to cover over the open rifts, nothing to break the violence of the collisions, nothing to round away the sharp corners of the broken floes — nothing, nothing but bare, rugged drift-ice (tratto dal diario di Fridtjof Nansen su un viaggio d’esplorazione della nave Fram, 1893-96).
“L’amore è la neve della vita” è l’espressione che avvicina più che mai a questa comprensione e che rende il significato della sua struttura fatiscente che riproduce paesaggi dai tratti incontaminati ed atti alla contemplazione. Il riferimento che troviamo tra i paragrafi dei racconti di Fridtjof Nansen accompagnerà il riferimento anche nell’immagine impressa sulla copertina.
Oltre a creare ciclicità nella realizzazione delle sue opere, Thomas Köner agisce anche in maniera rafforzativa come se accertasse l’esigenza di imprimere determinati momenti per poter più semplicemente catalogarli nella memoria del suo archivio di lavori. A sublimare quest’ opera ad un anno e poco più dalla sua uscita non a caso è stata realizzata un’installazione “Topografia del Vuoto” al Museo Laboratorio di Città Sant’Angelo (PE) che regala un’immersione tra istantanee e video di analisi geografiche in riferimento a personali esperienze. Un ulteriore esercizio da apprezzare in tutti i suoi caratteri lasciandosi trasportare per apprezzarne a completo le caratteristiche.