Da qualche tempo a questa parte ci si sta affacciando sempre più spesso nel fino ad ora dimenticato universo delle tape che, nonostante il mercato abbia smesso di dar loro una ragione commerciale ormai da qualche lustro, ha sempre continuato ad esistere nel sottobosco musicale diventando di fatto culto ed in molti casi unico e vero territorio di sperimentazione nel quale poter agire in completa libertà.
Specialmente negli States sono molte le micro label, perlopiù a raggio cittadino, che continuano a coltivare questo percorso sotterraneo, ed è soltanto un bene che questo stia in qualche modo venendo a galla, perché ci permette di scoprire musica in alcuni casi assolutamente avanguardistica, che non avrebbe mai potuto permettersi una strada diversa da quella che è la propria storia.
Venendo a noi, questo di Bill Converse non è che l’ultimo caso. Il suo album: Meditations/Industry era stato infatti pubblicato in soli cento esemplari nel 2013 per la Obsolete Future, giovane label texana che possiamo oggi scoprire ed apprezzare grazie alla lungimiranza della Dark Entries che è riuscita ad ottenere i permessi per metter su vinile questo grande esempio di techno psichedelica.
La release, originariamente pubblicata sotto lo pseudonimo WWC è ora riproposta con il nome d’anagrafe dell’artista: Bill Converse.
Quel che emerge è proprio lo stato di libertà delle varie esecuzioni, come se il produttore avesse agito senza la minima ansia addosso, senza prefissarsi alcunchè. I brani sono infatti delle vere e proprie session registrate a presa diretta con ampie cavalcate di synth che per certi versi possono ricordare le progressioni di un genio come Klaus Shultze, qui in versione acid. Il groove è la risultante di questi arpeggi ipnotici, quindi un corpo ridotto all’osso diametralmente opposto all’insegnamento techno detroitiano. E’ musica che porta con se un eredità cosmica, forse lo stesso Converse è cresciuto tra krautrock e psichedelia, non si spiegherebbero altrimenti i circa dodici minut di Inward Fanthoms.
Fatto sta che l’insieme è un solido, corposo magma acido che riesce a concretizzare melodie in odor di new age in quel bubblegum variopinto che prende il titolo di Sea Bering, o ad infilarsi in taglienti affondi electro-acid in pieno stile Bunker Records mettendo tra l’altro insieme un groove dal taglio funk nell’incredibile Phantom Pain. Between Electrons è malattia acid tra sovrapposizioni di lastre sintetiche e ritmi cavernosi che ti circondano annientandoti in una morsa stritolante.
Meditations/Industry è una notturna ballata electro-techno con una profonda cassa ovattata ed un corredo melodico caldo ed avvolgente che segna un autentico punto d’eccellenza che incrocia ritmo e melodia in un brano con una grande dialettica dance. Ed è proprio la b-side ad esser incandescente, segue infatti un mostro techno come InLove_With Light, ancora meravigliose traiettorie tra una tastiera che sembra cercare il cielo ed un controllato movimento ritmico grasso quanto basta.
Vista la carenza di pensatori, di produttori in grado di metter in musica idee che riescano a spingersi oltre la mera esecuzione, che sappiano far dialogare la mente con l’ignoto, questo album sembra volerci consigliare di smetterla di voler guardare sempre e soltanto “avanti”, un avanti inteso come dover dar credito ad un industria (quella della dance attuale) che è sempre in cerca dell’ultimo trend da inserire nelle sue rodate catene di montaggio. Ecco, Bill Converse ci ricorda che forse è bene cominciare a guardarci intorno e con maggior profondità.