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Tomas Phillips Chuchoter Pas De Mots

Tomas Phillips - Chuchoter Pas De Mots 300x300
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La voce come incipit e strumento tenue. “Chuchoter Pas De Mots” (2016) di Tomas Phillips si fonda su un assunto semplice, ma il suo lavoro per 13, la sub-label della Silentes, è più complesso del previsto, con frasi bisbigliate in francese ad adornare una spirale di musica digitale.

Una sola, lunga, traccia di quaranta minuti il contenuto di un cd, masterizzato da Gianluca Favaron, e arricchito, nella sua confezione da un pregiato booklet di dodici pagine, con quadri di Richard Di Santo e foto di Stefano Gentile e layout dei The Designers Of The Thirteenth Dream.

Un team collaudato già all’opera in edizioni di pregio del pool di etichette di Vittorio Veneto, tutte accomunate dalla minuziosa cura di ogni singolo dettaglio e, soprattutto, dal desiderio di offrire al consumatore un prodotto, spesso, anche visivo. Un supporto gradito non solo dall’immaginazione.

Tomas Phillips (Black And White)Non è facile riconoscere né l’esatta serie di parole della title-track né, forse, è davvero importante. La voce è bassa, la distorsione in atto. Così lo straniamento, o l’inquietudine dal taglio atmosferico. Si propaga di minuto in minuto. Da un’onda sonora all’altra, il passo è breve.

Dopodiché, ancora frammenti vocali e una più lunga pausa. Un’occasione per raccogliersi con sé stessi, per riflettere all’aumentare dei tremori sottostanti. Sempre più fitti e, soprattutto, diversi. L’aria diviene colma di campanelli, colpi, ticchettii e altri trambusti artigianali.

Ognuno, in assenza di un vero e proprio ritmo, aggiunge qualcosa al flusso di coscienza dell’artista e insegnante statunitense. A metà traccia, la tensione resta sottile, quasi in disparte. L’ingresso improvviso di uno strumento ad arco e le note di pianoforte destano l’ascoltatore dal torpore indotto.

Ancora voci sommesse. Si disintegrano di fronte il muro di suoni, destinati a diventare dapprima un solido unicum e, poi, a polverizzarsi nell’etere. L’ultima scarica di vibrazioni non fa male all’udito, perché solo il preludio al grande silenzio. Per ritornare lentamente alla realtà.

“Chuchoter Pas De Mots”, tre anni dopo l’ultimo album “Two Compositions” (2013) e a pochi mesi dall’esperimento “Limit_Fold” (2016), consegna ai posteri un Tomas Phillips ispirato, alle prese con introspezioni e cromie soniche. Pronte a confluire verso il punto omega, o una linea piatta.

Voice as incipit and small tool. “Chuchoter Pas De Mots” by Tomas Phillips (2016) is based on a simple assumption, but his work for 13, the sub-label of Silentes, is more complex than expected, with phrases whispered in French to adorn a digital music spiral.

A single, long, track of forty minutes is the content of a cd, mastered by Gianluca Favaron, and enriched, in its packaging by a precious twelve-page booklet with paintings by Richard Di Santo and photos by Stefano Gentile and graphics by The Designers Of The Thirteenth Dream.

A team already proven at work in deluxe editions of the pool of Vittorio Veneto labels, all linked by the meticulous care of every single detail and, above all, by the desire to offer to the consumer a product, often, also visual. Support enjoyed not only by the imagination.

Tomas Phillips (Black And White)It is not easy to recognize neither the exact number of words of the title-track or, perhaps, is not really important. The voice is low, the distortion in progress. Thus alienation, or the restlessness by an atmospheric cut. It goes on minute by minute. From one wave to another sound, the distance is short.

Then, still vocal fragments and a longer break. An opportunity to gather with yourself, to reflect during the increase of the underlying tremors. Always more dense and, above all, different. The air becomes full of bells, strokes, ticks and other craft bustles.

Everyone, in the absence of a real rhythm, adds something to the stream of consciousness of the US artist and teacher. In mid-track, tension remains thin, almost aloof. The sudden entrance of a string instrument and piano notes awaken the listener from induced stupor.

Still low voices. Disintegrated in front of the wall of sound, at first destined to become a solid and unique, then, turned to dust in the ether. The last burst of vibration does not hurt your hearing, because it is only the prelude to the great silence. To return slowly to reality.

“Chuchoter Pas De Mots”, three years after the last album “Two Compositions” (2013) and a few months from the experiment “Limit_Fold” (2016), delivers an inspired Tomas Phillips to posterity, dealing with insights and sonic colors. Ready to flow towards the omega point, or a flat line.