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L’anfesibena è un serpente dotato di due teste, una a ogni estremità del corpo. Il mito greco racconta che fu generato da alcune gocce di sangue cadute dalla testa della gorgone Medusa, una volta che Perseo, grazie ai calzari alati, la stringeva in pugno durante il suo volo sul deserto libico. Da quel momento, la sua superficie si popolò di animali orrendi alla vista, dotati di un veleno micidiale.
L’immagine scelta per la copertina di “3” (2016), il primo mini-album firmato Balance, non è affatto casuale, perché ha radici profonde ed è legata a doppio filo allo stesso monicker adottato da Luciano Lamanna e Davide Ricci. Le due teste permettono al serpente di procedere sia in avanti che all’indietro, senza differenza. Quando una dorme, l’altra resta sveglia, in guardia.
Il concept del progetto Balance giace qui e si spinge oltre la mitologia di secoli fa, alla costante ricerca di un ‘equilibrio’ tra le parti, cioè organizzare, se non improvvisare, il movimento del proprio flusso di note rispetto alla forza di gravità e ad altri fattori esterni. Strumento principale, protagonista quasi assoluto della scena, per dare sfogo alla creatività è un modulare Eurorack.
Un gigante elettronico tanto affascinante quanto abrasivo, custodito all’interno degli studi dell’etichetta Subsound Records, la stessa che distribuisce “3”, nonché quartier generale di Luciano Lamanna. Un oggetto di culto per gli amanti dell’analogico, talvolta esposto e utilizzato con successo durante le performance allo Städlin di Roma, in occasione del ciclo di serate Machine.
Il bilanciamento tra le idee di Luciano Lamanna e Davide Ricci è stato, poi, incanalato in sintesi, moduli e dischi. L’ultima creatura, “3”, è infatti il terzo episodio, primo in vinile anche di colore magenta, per la coppia, autrice di due flussi di coscienza, o cassette preparatorie, intitolate “Balance” (2015) e “2” (2016), rispettivamente rilasciate per conto di Stirpe 999 e Love Blast.
Il mini-album è calibrato, piuttosto, su un metodo più ragionato in sede di composizione, senza rinunciare alla componente dark e malinconica di un sound in evoluzione. Il crescendo è, però, rovesciato: punta dritto verso l’abisso, richiamando alla memoria i fasti e le opere della tradizione teutonica contraddistinte dal sapiente ricorso a sintetizzatori e altre luccicanti apparecchiature.
Effetti, pause, riverberi e sospensioni. “3” si nutre di penombre e alienazioni. Evoca scenari desolati e atmosfere gelide. E, nonostante alcuni punti di contatto, pone il suo lato A, o una delle due teste dell’anfesibena, come alter ego del lato B, dalla durata quasi paritetica. La voglia di sperimentare soluzioni inedite non è tangibile con mano, ma appare, o traspare, ugualmente nitida.
La suite A è il biglietto da visita per eccellenza rilasciato dal duo Balance. Interminabili istanti tra passato, presente e futuro. L’inizio è curioso, la parte centrale dedicata alle percussioni, la conclusione ridotta all’osso. I muscoli sembrano posti subito in evidenza, ma il progetto strumentale dei due musicisti si caratterizza anche per un coerente approccio di stampo minimalista.
È il caso di B, una traccia eterea, finanche timida, dominata da una manciata di battiti discordi e tonalità in discesa. Fantasmi in bianco e nero accolgono l’ascoltatore in un viaggio low-fi di otto minuti. B2 ne diviene, poi, la non meno tetra conclusione. Un apparente esercizio di galleggiamento destinato a evolversi nell’ennesimo incubo sonoro. Lento, strisciante e inesorabile.
The amphisbaena is a snake with two heads, one at each end of the body. The greek myth tells that it was generated by a few drops of blood falling from the head of the gorgon Medusa, once Perseus, thanks to the winged sandals, was holding it in his hand during his flight over the Libyan desert. Since that time, its area was populated with horrendous animals, with a deadly poison.
The image chosen for the cover of “3” (2016), the first mini-album signed as Balance, it is not random, because has deep roots and is tied hand in glove with the same monicker adopted by Luciano Lamanna and Davide Ricci. The two heads allow the snake to go both forward and backward, with no difference. When one sleeps, the other stays awake, in alert.
Balance concept project lies here and goes beyond the mythology of centuries ago, in constant search of an ‘equilibrium’ between the parties, that is, to organize, if not improvise, the movement of your stream of notes against the force of gravity and other external factors. Main instrument, almost absolute protagonist of the scene, to give vent to creativity is a modular Eurorack.
A fascinating and electronic giant as abrasive, guarded inside Subsound Records label studies, the same one that distributes “3”, as well as the headquarters of Luciano Lamanna. A cult object for lovers of analog, sometimes exposed and successfully used during performances at Städlin of Rome, on the occasion of the Machine events cycle.
The balance between the ideas of Luciano Lamanna and Davide Ricci was, then, channeled in synthesis, modules and records. The latest creation, “3”, is in fact the third episode, the first on vinyl also colored magenta, for the couple, the author of two streams of consciousness, or preparatory cassette, entitled “Balance” (2015) and “2” ( 2016), respectively, issued on behalf of Stirpe 999 and Love Blast.
The mini-album is calibrated, rather, on a more reasoned method in the composition, without sacrificing the dark and melancholic components of an evolving sound. The crescendo is, however, overturned: pointing straight toward the abyss, recalling the glories and the works of the Teutonic tradition marked by the skillful use of synthesizers and other gleaming equipments.
Effects, pauses, reverbs and suspensions. “3” is nourished by shadows and disposals. Evokes desolate scenery and icy atmospheres. And, despite some points of contact, it puts its side A, or one of the two amphisbaena heads, as the alter ego of the B side, of an almost equal length. The desire to experiment with novel solutions is not tangible with the hand, but it appears, or shines, equally sharp.
Suite A is the excellence calling card released by the Balance duo. Endless moments of past, present and future. The beginning is curious, the central part dedicated to percussion, the conclusion as a pile of bones. The muscles seem be immediately displayed in evidence, but the instrumental project of two musicians is also characterized by a coherent minimalist approach.
This is the case of B, an ethereal track, even timid, dominated by a handful of beats and discordant downhill tones. Ghosts in black and white welcome the listener on a journey of eight low-fi minutes. B2 becomes, then, the not less black conclusion. An apparent floating exercise destined to evolve in another sound nightmare. Slow, creeping, and inexorable.