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Album Reviews /

Heroin In Tahiti Canicola

  • Label / Boring Machines, NO=FI Recordings
  • Catalog / none
  • Format / Vinyl
  • Released / 04/2016
  • Style / ,
  • Rating /
    9/101
Heroin In Tahiti - Canicola 300x300
  • ITALIANO
  • ENGLISH VERSION

In principio erano cento copie di una cassetta pubblicata dalla NO=FI Recordings. Due anni dopo, complice il sold out e le numerose richieste di ristampa, l’album “Canicola” (2016) degli Heroin In Tahiti è finalmente ritornato in commercio. Stavolta, però, in versione vinile e con il contributo della Boring Machines, già editrice del loro acclamato lavoro di debutto, “Death Surf” (2012).

Un’occasione da non lasciarsi scappare, perché “Canicola”, con il senno di poi, non è stata affatto un’opera minore di Francesco De Figuereido e Valerio Mattioli. L’anticamera del corposo “SUN AND VIOLENCE” (2015) è, soprattutto, una release da riascoltare e rivalutare, piccolo concentrato di psichedelia contemporanea, rigurgiti spaghetti western e squarci di terre bruciate dal sole.

Il concetto di caldo non emerge solo attraverso il titolo, ma si staglia con forza dai sei tracce ipnotiche, fautrici di allucinazioni estive. Abbagli di mezzogiorno tra l’erba secca o al fresco degli ulivi. La campagna è immobile, la vista oscurata dalla forte luce, il dormiveglia quasi inevitabile. Sintetizzatori, chitarre e frammenti audio gli elementi centrali del sound degli Heroin In Tahiti.

L’utilizzo dei curiosi sample degli etnomusicologi Alan Lomax e Diego Carpitella appare tanto calibrato quanto funzionale al viaggio mediterraneo offerto all’ascoltatore. Canti e voci del passato italico divengono la cornice di una cartolina sonora dagli anni Cinquanta. I paesaggi di “Canicola” sono, quindi, visibili non solo a occhi chiusi, perché appartengono a una memoria comune.

La title-track prende il via con un pugno di gorgheggi elettronici. È onirico il crescendo di suoni altri. Le placide cicale lo interrompono e ne caratterizzano i successivi sviluppi, tra bassi nascosti e chitarre distorte. “Canicola” nasce come installazione sonora per l’Auditorium Parco della Musica di Roma, collocata nello spazio di passaggio tra il foyer della Sala Petrassi e il Teatro Studio.

Diciotto minuti oltre il neorealismo, dedicati alla stella madre del sistema solare e alle ossessive superstizioni nostrane ma, soprattutto, intrisi dell’odore del grano giallo oro d’Italia, ritratto dall’antropologo Ernesto De Martino in saggi quali “Sud E Magia” (1959) e “La Terra Del Rimorso – Contributo A Una Storia Religiosa Del Sud” (1961), spaccati della nostra cultura popolare.

Heroin In TahitiIl lato A è, dunque, tanto intenso quanto introspettivo. Alla spirale glitch di Canicola si contrappone un lato B composto da cinque brani di inferiore durata, intersecati fra loro, in bilico tra miti evocati e riti praticati. O, semplicemente, riconducibili all’interno di una parola dall’alta densità semantica: folklore. Il concept del duo è in fieri e, lentamente, induce inediti flashback antropologici.

A volte il richiamo solare è esplicito, altre meno. Un’alternanza tra realtà e immaginazione che giova all’ascolto ed è scandita, ad esempio, dal pesante rintocco di C’È La Morte Che Ti Cerca E Tu Sei In Giro, tra distorsioni, riverberi e il rumore di un nastro che si riavvolge. La Madonna prende spunto, invece, dalla voce campionata di Carmelo Bene in “Nostra Signora Dei Turchi” (1968).

Dalle percussioni tribali a un ritmo, a tratti, più languido, il passo è breve. Agri Deserti impone una cambio di prospettiva, valorizza il suono dei campanacci ed evoca i fantasmi rock della ‘trilogia del dollaro’, firmata dalla mano sinistra di Ennio Morricone. È, poi, il cinguettio degli uccelli a imporre all’attenzione dell’ascoltatore un altro spezzato di vita, introducendo Atlantropa (Panorama).

La traccia prende il nome da un singolare progetto di Herman Sörgel, pianificato nel 1927, che ebbe anche una certa risonanza intellettuale. L’architetto tedesco sognava di costruire dighe per isolare il mar Mediterraneo. Il deficit idrico, causato dall’evaporazione, avrebbe abbassato di centinaia di metri il livello delle acque, consentendo ai popoli europei di poter coltivare nuove aree.

Gli Heroin In Tahiti si affidano ancora a tamburi, field recording e chitarre per provare a immaginare un simile scenario. L’elemento novità, a un passo dalla fine, è costituito da una voce femminile. Con Granaglia, infine, spazio agli attori non protagonisti del disco: un pugno di insetti. I loro ronzii un vero e proprio leitmotiv, l’ideale per commentare l’ultima danza immersi nella natura.

Al suo culmine s’interrompe, però, il flusso sonoro della cassetta che, rapidamente, torna indietro. È il rumore extra-esoterico che interrompe una visione dilatata a ritroso nel tempo. Breve, ma affossante, struggente e profondo come le lunghe radici del fertile terreno della storia. “Canicola” finisce qui. Il sole tramonta sulle rovine del nostro Sud. Tra pietre millenarie e nuovi fiori d’agave.

In the beginning there were a hundred copies of a cassette released by NO = FI Recordings. Two years later, thanks to the sold out and many reprint requests, the album “Canicola” (2016) by Heroin In Tahiti is finally back on the market. This time, however, as vinyl version and with the contribution of Boring Machines, former publisher of their acclaimed debut named “Death Surf” (2012).

An opportunity not to be missed, because “Canicola”, with hindsight, was not at all a minor work of Francesco De Figuereido and Valerio Mattioli. The anteroom of the hefty “SUN AND VIOLENCE” (2015) is, above all, a release to listen again and re-evaluate, small concentration of contemporary psychedelia, spaghetti westerns regurgitation and breaches of land burned by the sun.

The concept of warm does not emerge only through the title, but stands strongly from the six hypnotic tracks, proponents of summer hallucinations. Dazzle noon among dry grass or in the shade of olive trees. The campaign is still, the view obscured by strong light, an half-sleep state almost inevitable. Synthesizers, guitars and audio fragments the central elements of the sound of Heroin In Tahiti.

The curious use of samples recorded by ethnomusicologists Alan Lomax and Diego Carpitella seems so calibrated as functional to the Mediterranean trip offered to the listener. Songs and voices of the Italian past become the frame of a sound card from the fifties. The landscapes of “Canicola” is, therefore, visible not only with eyes closed, because belong to a common memory.

The title-track kicks off with a handful of electronic warbles. It is a dreamy crescendo of other sounds. The placid cicadas interrupts and characterize its subsequent developments, including hidden basses and distorted guitars. “Canicola” was born as sound installation for the Auditorium Parco della Musica in Rome, located in the passage area between the foyer of Sala Petrassi and Teatro Studio.

Eighteen minutes beyond neorealism, dedicated to the parent star of the solar system and to our obsessive superstitions but, above all, soaked by the smell of Italy yellow gold grain, described by the anthropologist Ernesto De Martino in essays such as “Sud E Magia” (1959) and “La Terra Del Rimorso – Contributo A Una Storia Religiosa Del Sud” (1961), sections of our popular culture.

Heroin In TahitiSide A is, therefore, as intense as introspective. Canicola spiral glitch is in contrasts with a side B comprised of five songs of shorter duration, intersected each other, hovering between evoked myths and practiced rituals. Or, simply, due within a word by the high semantic density: folklore. The concept of the duo is in the making and, slowly, induces unpublished anthropological flashbacks.

Sometimes the solar recall is explicit, others less. Alternation between reality and imagination that benefits to the listening and is scanned, for example, from the heavy toll of C’È La Morte Che Ti Cerca E Tu Sei In Giro, including distortions, reverbs, and the sound of a tape rewinds. La Madonna was inspired, however, by the voice sample of Carmelo Bene in “Our Lady Of The Turks” (1968).

By tribal drums at a pace, at times, more languid, it is a short step. Agri Deserti requires a change of perspective, it enhances the sound of cowbells and evokes the rock ghosts of the ‘dollars trilogy’, signed by the left hand of Ennio Morricone. It is, then, the chirping of birds to require the attention of the listener another life fragment, introducing Atlantropa (Panorama).

The track takes its name from a strange project of Herman Sörgel, planned in 1927, which also had a certain intellectual resonance. The German architect dreamed of building dams to isolate the Mediterranean Sea. The water deficit, caused by evaporation, would have turned down several hundred meters the water level, allowing European nations to be able to cultivate new areas.

Heroin in Tahiti still rely on drums, guitars, and field recordings to try to imagine a similar scenario. The new element, a step away from the end, consists of a female voice. With Granaglia, finally, some space to the actors protagonists of the record: a handful of insects. Their humming a real leitmotiv, ideal for punctuating the last dance in nature.

At its peak stops, however, the sound flow of the cassette which, quickly, comes back. It is the extra-esoteric noise that interrupts an expanded vision back in time. Short, but hard, poignant and profound as the long roots of the fertile ground of history. “Canicola” ends here. The sun sets on the ruins of our South. Among ancient stones and new agave flowers.