Ian McDonnell sta facendo girare la sua musica ormai da quasi un decennio, a partire dal suo progetto Lakker, diviso insieme all’amico Dara Smith fino ad arrivare alla sua personale creatura Eomac, con la quale sta sperimentando e testando nuove soluzioni per far evolvere costantemente il suo suono.
Hanno avuto sempre degli approcci differenti i suoi album ed i suoi Ep, forse l’unica costante sempre attuata è quella di un certo grado di “sporcizia“ nel suono, un alone di rumore sempre presente seppur con differenti gradi di applicazione.
Questo nuovo album per l’oscura Bedouin Records (label con base negli Emirati Arabi) prende il titolo di Bedouin Trax ed è in tutto e per tutto un nuovo esperimento per Eomac che traduce le sue idee in un ibrido techno-ambient con almeno due grandi aspetti da considerare ed analizzare.
Il primo, quello lampante, è sulla sezione ritmica. In un brano come Same Heart, Same Breath, Same Life, Same Death il produttore inserisce un elemento di novità, una cassa veloce e ruggente, hardcore negli intenti, un elemento di rottura che però ben si sposa con la natura, sempre ritmica, che caratterizza invece l’intero album. Qui c’è una ricerca che tende quasi al folk nelle strutture, che in maniera abbastanza netta svoltano dalle soluzioni “bass” proposte in passato.
Il secondo aspetto è quello melodico, per poter sorreggere infatti questa virata ritmica, Eomac si è cimentato in delle stesure più coese rispetto al passato, una sorta di storytelling atta a rappresentare il lato oscuro del medioriente, che pensarci bene non è altro che un’istantanea di alcune vicende molto note alla cronaca.
Da qui ne viene fuori un album ambient-techno molto forte e crudo, con ottimi spunti cinematici e con una drammaticità per così dire realistica che rende l’ascolto un vero e proprio punto d’inizio per riflessioni con ampi margini di profondità.