New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Album Reviews /

Ricardo Villalobos Alcachofa

  • Label / Playhouse
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2003
  • Style / , ,
  • Rating /
    8/101

Ho sentito suonare due volte dal vivo Villalobos, una prima ad enzimi 2002 e successivamente al Brancaleone in una serata Microhouse di inizio anno se non vado errato. Devo ammettere che ero rimasto affascinato soprattutto dalla prima occasione, mai avevo assistito ad un simile bombardamento di ritmiche elettroniche, minimali ed assolutamente ballabili, poi dopo di lui ha suonato Thomas Brinkman, altro bombardiere, quindi la situazione non poteva essere a me più congeniale.
Metto il cd nel lettore della mia auto per il primo ascolto di questo disco, so’ che dovro’ guidare per piu’ di un’ora….beh posso assicurarvi che un viaggio cosi’ era tempo che non lo facevo, alcachofa è secondo me il top del 2003! A partire dalla prima traccia Easy Lee, che parte con una vocina robotica che ripete il titolo creando un tappeto musicale che poi sfocierà in una cassa pulitissima, profonda e sensuale, magistralmente arricchita da un intreccio di micro-suoni liquidi e da una soffice melodia che rimane leggiadra nell’aria per tutto il pezzo.Difficile definire il genere, chiaramente techno, chiaramente elettronico, minimale ma anche melodico io l’ho interpretato come un traguardo a cui non si arriverà mai, ma che ti lascia comunque felice…ma questo è solo l’inizio.
Si prosegue poi con Y.G.H. e qui i toni si fanno piu’ scuri, la battuta rallenta la melodia si trasforma in un loop di matrice electro intervallato da suoni sempre molto precisi secchi ed infinitamente sottili. Gia’ mi immagino quando lo ascolterò in metropolitana, sparato a palla nelle mie orecchie!
Il viaggio non ha soste, non ti dà tempo di pensare, si fa’ piu’ elettronico con una vena sperimentale in Bahaha Hahi, e qui siamo proprio nel sottosuolo, o nei meandri della sua mente.
In I try to live (can I live) la marcia si fa’ decisamente techno, e la voce che parte dal nulla è decisamente fantastica, ci sento un certo acido alla Daft Punk.
E poi arriva il funk…..ah.. chi lo avrebbe mai detto!
Il calore qui si fa’ intenso, ti scalda il cuore e ti ridà linfa, un giro di chitarra molto semplice, una ritmica che non decolla mai, tutti i suoni lasciati al loro corso, senza spinte, non servono, si balla uguale,..questa è waiworinao, tutte le tracce sono molto lunghe, microviaggi all’interno del cd, quasi tutte con delle evoluzioni mai casuali, e soprattutto mai scontate. Il magistrale arrangiamento dei suoni fa trasudare tutto l’impegno e la costanza di questo artista, e l’idea, elemento necessario per questa riuscita. Per un paio di episodi: Theogenese e What you say si tratta di techno d’ascolto la prima e techno spacca dancefloor per la seconda,…ne parlo poco perché sto’ già pensando a cosa scrivere di Dexter, cosa dirvi, Dexter è favolosa, il miglior episodio di questo racconto, suona ipnotica, emotiva, coinvolgente, spaziale e sognante, un sogno metropolitano che parte con una cassa dritta accompagnata da un beat sporco, e vari rumori di fondo , ti trascina, si fa grezza….poi d’un tratto torna limpida, ed entra un giro di piano di una romantica profondità, arrivano delle sottili ritmiche…si riamalgama tutto, alla perfezione, ed è così ,fino alla fine, che vorresti non arrivasse mai.
Ricardo Villalobos deve aver pensato che il 2003 fosse l’anno della bontà, perché di bontà musicale si tratta.

Redazione Written by: Pubblished: