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Album Reviews /

Ada Blondie

  • Label / Areal
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / 2004
  • Style / ,
  • Rating /
    5/101

Dopo aver inciso tre 12″ ricchi di sound minimal-tech house di ottima fattura suonati da grandi nomi della scena mondiale, Michaela Dippel aka Ada si concede finalmente il lusso dell’album. Ed è così che arriva “Blondie”, sempre per la tedesca Areal records.
Un album si sà è un pò come un esame di maturità, vuoi perchè le tracce da comporre sono di numero maggiore, vuoi perchè se hai fatto in modo di farti ben conoscere attraverso dei 12 pollici ora ci sarà molta gente in attesa e soprattutto pronta a criticarti, per cui il livello di concentrazione ma soprattutto di creatività deve per forza di cose essere alle stelle!
Ada mette insieme i frutti di tutte le sue esperienze e ci regala un’album che và oltre la tech house o la minimal techno a cui ci aveva abituati.
Con fare melodico apre le danze con “Eve”, una song molto morbida ed elettronica con una base ritmica rockeggiante, ma leggera, quasi innoqua. Dopo questa apertura molto soft la ritmica diventa inequivocabilmente 4/4, ma ancora su toni bassi e vaporosi, “Cool My Fire (I’m Burning) ” cerca ancora di mettere una zavorra al lavoro, impedendogli di decollare del tutto.
Il copione vuole però che “Ada” arrivi subito a stupirci alla terza traccia “The Red Shoes” e quì cominciano ad entrare in gioco suoni aciduli su una base house molto semplice e ballabile.
“Livedriver”, traccia numero 4, è secondo me il vero miracolo dell’album, una sequenza in progressione di bassline su una base sempre di matrice house, il tutto arricchito dalla “rotondità” di un piano e dalla calda voce di Ada.
“Our Love Never Dies” cambia completamente rotta, facendoci ricordare di diritto i Daft Punk più acidi.
Un disco eclettico in tutto e per tutto, nel quale la capacità di “Ada” nell’orientarsi perfettamente in molteplici sfaccettature, anche molto diverse tra loro, emerge con gran stile.
Stupendo il rifacimento di “Each And Everyone” degli “Everything But The Girl” reso secco come il ghiaccio da una cassa minimal dritta e tagliente. Altra cosa che noto con piacere è un certo ritorno di ritmiche progressive che “Ada” ben configura nella sua “Les Danseuses”, anche se la melodia scelta in primo piano non mi piace affatto.
…ancora deep house, riprendendo un brano degli “Yeah Yeah Yeahs” giovane band experimental noise e poi l’atterraggio morbido con “Cool My Fire”, dolce tappeto che ci trasporta fino alla fine. Un gran bell’album che sonda in maniera intelligente molte branchie di suoni.

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