Secondo lavoro per Sawako Kato (in arte soltanto Sawako) per la “K12” di Taylor Deupree, label che non ha certo bisogno di presentazioni per tutti gli affezionati delle varianti di suono minimale applicate alla musica ambient in genere.
Sawako torna nelle file della “K12” dopo l’eccellente debutto del 2005 con l’album “Hum”, proseguendo la sua immersione pressoché totale negli antri più nascosti della musica ambient.
In questo nuovo esercizio mentale si avvale della collaborazione di musicisti classici come Radiosonde alla chitarra, Jacob Kirkigaard al violoncello, Lils Sklar al violino e Jess Ivry all’altro violoncello.
Il suo è un’affascinante gioco di sintesi su tappeti quasi noise, animati in maniera randomica da strati di suono creati per mezzo dei citati strumenti opportunamente digitalizzati e resi scheletro.
Nelle 9 tracce che compongono il lavoro è forte l’utilizzo di registrazioni di suoni naturali, cinguettii, sibili, battiti, echi di fiumi e di foreste, surreali scenari che si fondono a meraviglia con i suoni dei vari strumenti e con l’apparato elettronico, il tutto, senza mai sovraccaricare una struttura di per sé esile e delicata.
Non mancano i cambi di rotta, segno di grande padronanza del linguaggio da parte dell’artista, è così che assistiamo a tracce dal sapore space ambient come “Looped Labyrinth, Decayed Voice” ad altre decisamente più melodiche come “Utouto”, realizzata con la collaborazione di Ryan Francesconi, fino a chiudere con “A last Next”, brano nel quale possiamo assaporare anche la voce della stessa Sawako.
Nel packaging le splendide fotografie dell’artista newyorkese Maki Kaoru, ad incorniciare un album denso di atmosfere intime e profonde.