E album fu.
Era nell’aria ed era forse uno degli album nel quale riponevamo più aspettative, anche perchè l’Ep che ha preceduto l’uscita: Honey, covava in se la classe e l’audacia riservata solo ai più grandi.
Loro sono David Moufang (Move D) e Benjamin Brunn, il primo vecchia conoscenza dell’elettronica, con esordi targati nientemeno che Warp records e Source recordings, un paio di capolavori rimasti nella nicchia dei soliti fortunati come Kunststoff e Tonspuren 1-10, la recente virata in territori dancefloor. Il secondo, artista dalle grandiose capacità espressive in label come la Binemusic.
Uniti sotto le fila della promettente Smallville records, uniti per dar vita a questo lavoro che non perderemo tempo nel definirvi solido ed innovativo.
Un album creato mettendo in continua discussione i punti fermi della dance come quelli della sperimentazione, in un eccitante altalenarsi di soluzioni stilistiche in tutte le tracce del lavoro.
”Love The One You’re With” apre i battenti con una sezione vocale mandata in loop nella quale vengono aggiunti, con maniacale scelta dei tempi, una serie di elementi che vanno dalla partitura ritmica tinta di reggae ad un basso sintetico affilato come un rasoio. Avanti per 5 minuti, fin quando la ritmica emerge in superficie e tutto il carillon continua gioioso a punteggiare una struttura ormai disco volante.
In ”Velvet Paws” immaginiamo di assistere ad un fantastico duetto tra As One ed Aphex Twin, talmente sono rifiniti i punti di incontro tra ritmo e melodia.
14 minuti di escursione notturna capeggiati da una ritmica ancorata al terreno, prorompente ma insicura, corde suonate fuori tempo, piano ed organo che segnano le ore facendo avanzare con calma il timbro regolare delle lancette di una notte che sembra non aver fine.
”Honey” è la traccia acid post house, rappresenta tutta l’angoscia e la sofferenza di chi ha dovuto lottar duro, manifestando lo sfogo nell’unica maniera possibile, cioè facendoti sudare.
Se possiamo avanzare un’ipotesi, ci piace affermare che il futuro risiede nell’unione tra i generi, nella voglia di continuare a sperimentare lavorando su canoni sonori fin qui inavvicinati. Non sperimentazione fine a se stessa ma equilibrio e visione. Qui espresso al meglio, in una proposizione pretenziosa e calcolata, che riesce a far convivere con semplicità due lati spesso mal visti come quello puramente dedicato al dancefloor con quello d’ascolto.
Testimonianza ne viene dalle successive tracce che completano il lavoro, che spaziano dall’ambient sognante ed evocativa di “Like A Restless Sea” fino ad arrivare al tripudio dub psichedelico espresso nei 20 minuti della finale “Radar”, il cui nome è tutto un programma.
Se proprio dobbiamo trovare una pecca è il mancato inserimento nell’album della traccia “Melons”, bellissimo anthem house uscito comunque sia nel disco che ha anticipato l’album, ma questo non toglie di certo il merito di un disco che è un punto fermo imprescindibile dell’attuale scena elettronica mondiale.