E’ il lento e progressivo scorrere del tempo che crea tensione, che permette a l’essere umano di riflettere e analizzare razionalmente le proprie scelte.. “True beauty has sadness”.

Akiko Kyama arriva al suo primo album dopo un breve ma intenso cammino: la scena drum & bass, le prime produzioni nel 2002, l’approdo alle sonorità techno, le prime uscite importanti tra cui quella su DE9 Transitions di Richie Hawtin che la fa conoscere al grande pubblico, e una serie di viaggi, quelli che la portano a muoversi tra Tokio e Berlino, che segnano innegabilmente le sue produzioni.

7 Years esce su District Of Corruption, distribuito dalla tedesca Kompakt, e si distingue come una piacevole novità nel panorama delle innumerevoli uscite minimal-techno del periodo: c’è un’anima umana, calda e malinconica che pervade tutto l’album e che la piccola giapponese è riuscita ad amalgamare egregiamente con i freddi suoni tipici del panorama elettronico dell’est-asiatico.

E’ un basso profondo e scuro quello che accompagna e caratterizza l’intero disco pronto ad aprirsi in un progressivo crescere di incroci e richiami. E cosi una volta iniziato con la riflessiva “Hakobi”,  7 years si apre a sonorità e riferimenti più acidi che accompagnano per tutto il brano “Ant”, la seconda traccia dell’album; un tuffo nella techno oscura di “I was weak in the knees”, la costruzione minimale di “Isotope” e quella accompagnata dalle cupe atmosfere di “Scattered”. C’è il progressivo e ipnotico crescere di “Bite a plum” e le belle “Let me burn your book” e “Kebko in the picture” per chiudersi con “ The Innocent”, traccia lenta e concettuale dai lontani riferimenti orientali, che Akiko Kyama pervade con una successione di atmosfere e suoni profondi, vero cuore pulsante del brano.

Da avere.