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Album Reviews /

Gui Boratto III

  • Label / Kompakt
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Sep 2011
  • Style /
  • Rating /
    8/101
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Ovvero del terzo album, naturalmente su Kompakt, del produttore brasiliano, che non poteva trovare titolo maggiormente adeguato, nella sua scontata semplicità, per intitolare il nuovo lavoro su lunga distanza.
Sostanzialmente “III” è un ottimo album, ben costruito e ben strutturato: coeso, solido, unitario e piuttosto vario.
Ma quello che impressiona di “III” è ben altro: la maturità artistica raggiunta da Gui Boratto, intanto, e soprattutto la capacità di scrittura; un livello ragguardevole che, tuttavia, lascia presagire ulteriori margini di miglioramento: Boratto è la testimonianza di quanto il talento e il lavoro possano portare a risultati eccellenti. Come eccellente si dimostra “III”: “Galuchat”, posta strategicamente in apertura, è lì a dimostrarlo, lenta, ipnotica, inesorabile, così come l’avvolgente “Striker”, inizialmente destinata al secondo album, le cui parti vocali vengono svolte dallo stesso Boratto.

Anche i due brani, dalle caratteristiche in qualche modo simili, che hanno anticipato l’album, ossia la ripetitività fragorosa di “Stems From Hell” e quella meccanica di “The Drill” (dall’estetica trance vagamente simile ai compagni di etichetta Gus Gus), contestualizzati all’interno dell’opera brillano di una luce più definita, risultando determinanti ai fini dell’equilibrio dell’intero lavoro e svelando molto di più di quanto non fossero stati in grado di fare.

Con “Flying Practice” le tessiture si addentrano nelle profondità recondite di “III”, che proseguono nelle deliziose sabbie mobili di “Trap” (una vera e propria trappola sonora) e raggiungono il vertice emotivo con “Soledad”, un tributo ad Astor Piazzolla che incrocia vaghe, malinconiche ombre anni ottanta, nonchè uno dei brani migliori in assoluto.

 

“Talking Truss” è un altro esempio di come si possa produrre musica dance di classe, senza necessariamente scendere a compromessi o cedere ai più classici luoghi comuni.
“The Third”, primo brano composto dell’album, mostra ricercata soavità e solidità nello stesso tempo, una serenità e una consapevolezza delle proprie capacità che evidentemente hanno posto le basi e le premesse per la riuscita del disco, che chiude con l’intervento vocale della moglie Luciana Villanova la quale, come già nell’album precedente, si adopera in un momento decisivo dell’evoluzione di “III”: i suoi sussurri nella conclusiva “This Is Not The End” sono molto più di una dichiarazione di intenti oltre all’avvertimento che la vicenda musicale del produttore brasiliano è destinata, per fortuna, a non fermarsi.

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