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Album Reviews /

Lindstrom Where You Go I Go Too

  • Label / Smalltown Supersound
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / aug 2008
  • Style /
  • Rating /
    10/101
Lindstrom

Hans Peter Lindstrom in viaggio nello spazio!
In pausa dal progetto che lo vede spalla/spalla con l’altro profeta cosmico norvegese Prins Thomas, Lindstrom decide che è giunto il momento di chiudersi in studio per dar vita ad un suono che possa legittimare quella che poi è la sua reale visione della musica.

Evitando quella che poteva essere la strada più facile, ovvero produrre qualche acerba track da dancefloor che potesse seguire l’onda globale intrapresa dalla popolarissima ed ovviamente fraintesa “I feel space”, l’uomo ha raccolto una serie d’idee fini ad esplicare una linea guida per il moderno suono psichedelico.

Partendo da quella che è stata una fonte d’ispirazione monolitica, “Supernature” di Cerrone, prendono corpo 28 minuti di un viaggio senza coordinate, dipinto con l’emozionante titolo di “Where You Go I Go Too”.
Un formato difficilmente concepibile, in un periodo nel quale una traccia vale quanto un respiro, dove l’attimo prevale inesorabilmente contro l’eterno, 28 minuti continui di musica potrebbero suscitare ira e sdegno, se non fosse che il timone di questo vascello fantasma non avesse un comandante degno delle migliori traversate.

Cosa significa parlare di Lindstrom oggi? Innanzitutto c’è un passato da ricordare. Ci sono gli anni della psichedelia, del suono rock progressivo, poi c’è l’elettronica, un certo tipo di suono messo su per mezzo di primi elaborati strumenti, c’è tutto un circuito che ha conosciuto il buio e poi la luce, ma diciamo che nell’oscurità ha vissuto e continua a trovarsi bene.
Lindstrom è un indagatore, uno a cui piacciono questi luoghi nascosti e che per nostra fortuna ha saputo reinterpretarli proiettandoli in un futuro finalmente a portata d’uomo.
 “Where You Go I Go Too” è quindi uno dei sunti meglio riusciti di un’intera generazione, con in più la qualità di non fermarsi in un punto dove poter permettere a qualcuno di speculare. Possiamo sentirlo nella melodia, giri di piano intensi e coinvolgenti, ritmiche ipnotiche, trascinanti, mai ree di infiammare un qualsiasi luogo come molti vorrebbero, poi ancora le pause, i momenti dediti alla riflessione, a quello che poi è e rimarrà il viaggio.

”Grand Ideas” è invece la vera proiezione futurista, una serie di variazioni tonali su una melodia vorticosa quanto semplice ed ammaliante. Una tensione alta e puntuale che consacra tanto le ancestrali atmosfere di alcune ere disco quanto l’ipnosi pura data dal ritmo.
 
Chiude tutto “The long way home” con un saggio di downbeat creativo dominato da un multistrato d’effetti che annunciano il rientro da quella che potrà essere un’avventura dai contorni magnifici.

Mi è capitato di leggere affermazioni del tipo “…se Lindstrom tornasse nei suoi luoghi renderebbe tutto più bello”.
Credo che le penne in questione non abbiano mai goduto di una sua performance dal vivo.
Esperienza nella quale non si può far altro che soffermarsi, in intimità, a rievocare il passato, interpretare il presente e fantasticare su quello che verrà.

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