Ron Trent è una di quelle rare incarnazioni dell’house music per le quali il termine perfezione è quanto di più vicino al vero.
Nativo di Chicago, e questo è il minimo sindacale, appartiene ad una categoria di producers che si esula dalla old come dalla new school. Lui è l’artista. Dai primi anni ’90 è entrato con prepotenza nell’olimpo, riuscendo a non sbagliare mai, e sottolineo mai, un solo colpo.
La sua è musica che vive dentro l’anima, plasmandosi in anima stessa. E’ la profondità che non si riesce a toccare, è puro spirito che vaga libero.
Ron Trent è sempre andato oltre, per concezione, ha sempre spinto dove se ne sente il bisogno, senza preoccuparsi mai di dover per forza creare un identità sonora ben precisa, anzi, sondando l’house music con tutti i mezzi che di volta in volta aveva a disposizione.
I suoi dischi sono un culto per ogni amante dell’house, alcuni introvabili, se non a cifre assai cospique, ma comunque, in tutti i casi, oggetti da collezione custoditi con ardore da tutti i suoi sostenitori.
Questo disco, targato 2009, è l’ennesima conferma del genio senza riserve di Ron. A dire il vero non è tutt’ora chiara la sorte di questo lavoro, in quanto è in vendita su alcuni siti ma completamente latitante dai maggiori punti vendita sia online che fisici.
Ci troviamo comunque davanti ad un doppio cd pieno fino all’inverosimile della pura espressione “Trentiana”.
Qualcosa che passa attraverso i decenni della musica dance comunicando per mezzo di brani dalla lunga durata. Senza risparmiarci, infatti, veniamo messi davanti al fatto compiuto, ad uno dei dischi house più importante da anni a questa parte. La perfezione ci dicevamo, questa è la sua forza, quella di non sbagliare mai.
Prendete come esempio la traccia d’apertura, “Welcome” ed assaporate le sensazioni di un favoloso intreccio di piano e synth avvolte da un aurea deep di proporzioni planetarie ed avrete una prima, tangibile riprova della potenzialità della sua musica.
Od ancora un pezzo come “Meltdown”, ponte assoluto tra la disco e l’house, un brano caratterizzato da una straordinaria sezione percussiva nonché dall’ipnotica linea di basso e dall’onnipresente piano.
Sappiamo per certo fin d’ora che questo lavoro è destinato a diventare un classico del genere, questa musica è sentimento. Un sentimento che parte prima di tutto dalla sua persona, e chiude, dove forse tutto è cominciato, in una traccia tributo alla memoria del grandissimo Ron Hardy.
Se credete di amare, questo amore è irrinunciabile.