Ottimo come sempre il lavoro di selezione della Baskaru, etichetta indipendente francese che ci ha regalato in passato gli ottimi album di Urkuma ed (Etre), qui, ora, con questo nuovo lavoro firmato Frank Rothkamm, artista tedesco con un forte passato da manipolatore di suoni.
Rothkamm immagina per questo nuovo lavoro un ambiente asettico e multiforme, un luogo da popolare con le sue frequenze, una di quelle architetture anni ’70 fatte di spigolosi quanto minimali rimandi futuristici ma allo stesso tempo di calde atmosfere create attraverso graziose forme d’arredo.
La sua musica scivola densa appropriandosi dello spazio, un fluire uniforme e cadenzato, interrotto solo per brevi istanti da elettrici sussulti che sembrano quasi scosse d’assestamento.
L’unione del suono della chitarra alle modulazioni dei synth crea struggenti sensazioni che tendono a mantenersi tese e vive per tutta la durata del lavoro.
Rothkamm stravolge le note in un processo di modulazione lento ed ipnotico, creando atmosfere mutanti e molto persistenti, giocando con materia di forte impatto rispetto alle scelte più eteree di altri suoi illustri colleghi.
Possiamo dire che la sua è musica d’ambiente che sembra pervasa da un’oscura forza che cerca di emergere, come se gli spazi del complesso architettonico preso prima come esempio non riuscissero a contenere la sua espansione, quel magma incandescente che sembra aumentare la propria temperatura con costante precisione, un’ ascesa che culmina in un brano caratterizzato da angelici campioni vocali che si aprono spiragli nelle fitte nebbie, consegnandoci un rassicurante e matematico finale di quasi dieci minuti nel quale l’artista lascia scivolare due note d’organo che ci restituiscono un battito cardiaco finalmente, di nuovo regolare.