Al quarto album per la leggendaria “Touch” Phill Niblock, sperimentatore convinto classe ’33, ci regala un lungometraggio diviso in due cd che rappresenta in questo finale scintillante di 2009, quanto di più vicino all’isolazionismo sonoro potessimo immaginare.
La sua è un’investigazione minuziosa sul suono di chitarra e basso, onde distese, lasciate ad asciugare e poi setacciate fino a rinvenirne la più piccola variazione sonora. Cinque segmenti da 10 minuti esatti più un finale da nove che scorrono lenti, rilassanti e dolci come l’ipnosi.
Sono percorsi da affrontare in solitaria, lasciando la mente libera di insinuarsi nelle sottilissime pieghe di questo flusso sonoro comunque denso di materia. Musica da ascoltare rigorosamente in cuffia, a volume sostenuto per poterne cogliere l’essenza addentrandosi negli antri più bui. Siamo oltre la musica d’ambiente, siamo in un territorio per pochi e selezionati, per menti che non si fermano di fronte ad un muro ma provano a passarci attraverso.
Nel secondo cd Niblock fa salire i toni partendo dal suono di un violoncello per aggiungerci man mano estratti di chitarra e piano. I brani, grazie ad un processo nel quale Niblock aggiunge strati su strati, raggiungono livelli di intensità quasi orchestrale, è tensione ipnotica pura, isolamento dal corpo e dallo spazio stesso, un’intercapedine che ci proietta in un mondo parallelo tutto da esplorare.
Nel book che accompagna il lavoro sono descritti in maniera minuziosa i processi di registrazione dei vari strumenti, un modo per poter capire al meglio un processo produttivo di dimensioni enormi, un disco che incorona Niblock come uno degli sperimentatori più importanti ancora in vita.