“Give Me Pain”, il primo singolo estratto, non aveva certo fatto gridare al miracolo ma aveva fatto intendere che “Yes Is More” non sarebbe stato un album scontato, se per scontato si intende un album composto prevalentemente da suoni dance-oriented senza grandi picchi nè originalità alcuna.
“Yes Is More” è invece un album che si prende i suoi rischi: dodici tracce mediamente lunghe che spiccano per cura strutturale e capacità di costruzione dei pezzi, nonchè uno slancio sperimentale nemmeno troppo nascosto.
Di Danton Eeprom conoscevamo il lato tech-house che aveva raggiunto il suo apice nei suoni sinistri e oscuri dell’ottima “Confessions Of An English Opium Eater” (qui contenuta), lunga suite di techno atmosferica che, insieme ad altri episodi quali l’ipnosi ambient di “Stilettos Rising”, le precise battute meccaniche di “Tight”, il lungo tunnel di “Unmistakably You”, porta il discorso in territori prettamente dance e dintorni.
Ma non mancano pezzi che ammiccano a suoni tradizionalmente rock come l’apertura affidata a “Thanks For Nothing”, quasi una dichiarazione di intenti, o la successiva (e già citata) “Give Me Pain”, forse l’anello più debole dell’intera raccolta.
Due i contributi vocali esterni, entrambi femminili: Chloe nella cerebrale (o celestiale?) “The Feminine Man”, con i claustrofobici sussurri intrecciati di Chloe e Danton quasi a ricordare quelli tra Tricky e Martina, ed Erika Forster nelle concessioni pop della rilettura del classico disco “Lost In Music” dove Eeprom duetta mirabilmente con l’adorabile voce delle Au Revoir Simone.
Da questo momento in poi, le cose si fanno più serie e malinconiche e trovano spazio tre momenti notturni e lirici quali “Attila”, la ballata onirica “Vivid Love” e la conclusiva “What’s A Balloon But A Bag Of Air”.