Secondo album per il giapponese trapiantato a Berlino Masayoshi Fujita, in arte El Fog, questa volta per la relativamente giovane label del sol levante Flau.
El Fog sperimenta le possibili soluzioni partendo dal suono di un vibrafono, manipolandone l’output tramite taglia a cuci, e loop dei vari frammenti.
Nella costruzione dei brani si affida ad un’estetica jazz scarnificata, servendosi di scorie ritmiche offuscate e gocce sonore di varia matrice, da note di piano a semplici quanto efficaci click distribuiti randomicamente.
Il lavoro esce dal suo guscio pian piano, evolvendosi da uno stato di cosciente rarefazione fino ad aggregarsi in humus organico e melodico nel suo minimalismo.
In alcuni brani si ha quasi la percezione di una dinamica hip hop, pur se appena accennata, parliamo di segmenti come “Flip and Dub” o ancora “Above”.
El Fog dipinge elettronica elegante, uno di quei sofisticatissimi ricami dove tutto è concesso, dal passaggio più complicato alla variante di colore intensa e dal canto suo distaccata. E’ qualcosa che ti prende nell’animo, una musica che accompagna l’utente nell’ascolto, con grazia ed intrigante sensualità.
A volte ci troviamo a riflettere su quale debba essere il ruolo della musica nella nostra vita.
Ascoltando lavori come questo vien da affermare che la musica è quel determinato lasso di tempo che ci provoca soddisfazione e benessere, un tempo da dedicare a noi stessi che può essere tanto votato alla riflessione quanto completamente dedicato alla pura astrazione dalla realtà.
Questo disco è un percorso che vi viene offerto, stà a voi decidere in che modo intraprenderne la strada.