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Album Reviews /

Soulphiction Featured Artist LP

  • Label / Sonar Kollektiv
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Feb 2010
  • Style /
  • Rating /
    9/101
Featured Artist LP

Michel Baumann è uno dei più grandi interpreti house europei.
Sulla scena ormai da più di un decennio, co-fondatore della Philpot records di Stoccarda, una di quelle label che ha saputo ereditare tanto dalla scena di Detroit quanto dalla garage newyorkese.
E questo è anche quello che è successo a Baumann meglio conosciuto come Soulphiction, un artista che coniuga alla pefezione calore house, con tecnicismi europei, una visione sicuramente minimale ma che riesce a dosare all’interno della miscela sonora moltissimi elementi sia ritmici che melodici.

Dopo averci stupito nel 2008 con il bellissimo “Do You Overstand?!”, Soulphiction raccoglie quindici brani frutto di altrettante collaborazioni in un album che al momento sembra veder luce soltanto attraverso formato digitale, lasciandoci intendere quanto il suo suono sia forte, futuristico, sensuale. In una parola, house.

Bellissima l’apertura in Moodymann style con “State Of Euphoria”, un synth looppato ed una serie di applausi stop&go che elevano una struttura profonda e marcata.
Virata africana invece per la successiva “Ghana Wadada” un grande vocal afro in corpo deep con corredo di percussioni e piano offuscato, grandissimo brano.

Soulphiction è summa perfetta di stili, è incredibile come riesca a far convivere con freschezza ritmo, voce e strumenti di vario genere, in una traccia come “Make it Slow” potrete capire di cosa parlo, un estetica “Herbertiana” su un corpo alla “Glenn Underground” per intenderci.

In “Deranged” ingaggia la voce di Roland Clark che improvvisa strofe della leggendaria “I Get Deep”, poi lavora ai fianchi il soul, modellando prima “No Memory Of Time” del talento Eva Be per tramutarla in un asteroide electro-house, poi regalandoci due splendidi minuti di tagli su percussioni e voci con “Reclap”.

E’ evidente come l’artista sia stato forgiato dall’ universo black: tutto il funk, l’afro, il soul riversato in una dimensione dance con gusto, con cura certosina sui dettagli, nel remix di “Over The Horizon” dei Quasimode o ancora in “Prison Song” troverete un fiume di rimandi ed accorgimenti, come se avesse scalpellato senza sosta ogni anfratto dei brani.
In definitiva questo è uno di quegli album house che non possono mancare nella collezione di un vero amante, un disco che traccia un solido legame tra passato, presente e futuro.

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