Dublee è un giovane produttore giapponese attivo da diversi anni con alle spalle produzioni di ep e album su etichette quali Traum e Mule Electronic.
“Monologue” è il suo quarto album, il primo concepito come live set, e si segnala per una deep-house descrittiva, colorata e sofisticata, comunque sempre in divenire: ventuno brevi bozzetti, della durata media di tre minuti, mixati l’uno all’altro in modo impeccabile in rapida successione. Tracce che scorrono via veloci e mutano presto, trasformandosi in altro, e altro ancora, cambiando d’abito e ripresentandosi sotto nuova forma senza mutare la sostanza, come in un viaggio sincero e appassionato.
Deep-house calda e mai banale, dalle molteplici sfumature: sensuale nei due prologhi (“Prologue B” e “Prologue C”), ora detroitiana (“2001”) ora ipnotica (“Bee”), cosmica (“Escare”) oppure tribale (“Congo”).
A tratti si ha quasi l’impressione di avere a che fare con un campionario di tutte le possibili declinazioni del “verbo” deep-house, come suggeriscono alcuni dei titoli: valgano per tutti “Congo”, sopra citata, la deriva balinese di “Bali”, i toni swinganti di “Swing” o quelli funk di “Funkroid”.
Un ascolto che cresce qualitativamente con il passare dei minuti preservando la parte migliore negli ultimi brani e trovando la dimensione ideale nel quartetto di coda in un crescendo emotivo notevole. Si parte dalla techno celestiale di “Much Pump”, si prosegue con “Silk” e la deep-house malinconica di “Cocoon” che conduce ad “Aura”, degno epilogo di un album consigliato: appagante e piacevole.