Piccole label crescono.
Silent Season è una realtà artigianale nata nel freddo Canada, a Vancouver per l’esattezza, una piccola fucina creativa che ci stà regalando musica incantevole, plasmata a misura d’uomo, mantenendo vivo il contatto, oltre che l’assoluto rispetto, con la natura.
Musica che si lascia sedurre dalle sconfinate foreste, da corsi d’acqua e torrenti, dagli agenti atmosferici e da una propensione alla solitudine propria di chi sa cosa vuol dire dedicarsi all’ascolto. Involucri interamente realizzati con materiali da riciclo, release fin’ora limitate a 100 pezzi.
Il range sonoro è quello di musica sostanzialmente d’ambiente, incentrata sulla melodia o ancora delicati impianti dub techno sempre volti ad emozionare e creare una sorta di alterazione sensoriale che conduce dritti all’isolamento.
Una ricerca tesa a proporre artisti nella maggior parte dei casi sconosciuti, puntando l’indice della ricerca esclusivamente sulla qualità. Eccezion fatta per quel gioiello di album che è “Journey Of Mind”, compilato da Quantec, l’unica “superstar” apparsa fin’ora nelle fila della Silent Season.
Giunge in questi giorni, dopo un lunghissimo travaglio che ci spiegano esser dovuto ad una malandata prima stampa delle cover giudicate non all’altezza della situazione, questa nuova compilazione dal titolo Wandering, per la prima volta in digipack (di nuovo interamente realizzato con materiali di riciclo), per la prima volta stampato in 300 copie anziché 100.
Un attesa ripagata fin dal primo brano “No accident in paradise” di ICE, un tesissimo e continuo viaggio all’interno della foresta accompagnati da un crescendo di piano e da un bouquet di field recordings ed ancora oscuri movimenti dal basso.
Una partenza che ci catapulta immediatamente nell’atmosfera tipica delle produzioni targate Silent Season.
“Shaping the sky (Section II Edit)” segue alzando i toni, una ballata per licantropi che unisce ritmo e desolazione in uno stralunato synth lasciato vagare per I boschi.
“Owl-light Chill” di Mikrokristal traspone tutte le emozioni in una dimensione digitale pervasa di micro suoni e sorretta da una possente ritmica spezzata.
A differenza delle release sotto forma di album, questa è una compilation a raggio più ampio, ma che non per questo tradisce le aspettative, anzi, ci conduce per mano in un universo che ci ricorda le prime fantastiche uscite della Ai Records con un tocco di misticismo in più.
Krill.Minima lascia partire un drone di chitarra allo stesso tempo struggente ed amaro per costruirci poi sopra una cavernosa ed oscura traccia dal titolo “Gamelan”, 5 minuti di estasi che sono una stretta di mano ai nostri Commodity Place.
La battuta regolare arriva con il vento di “Arctic (Silent Season Edit)” ad opera di Seas, un lento fluire di techno rarefatta tutta sospiri ed organi sommersi, un piccolo capolavoro degno delle migliori produzioni targate BvDub o Quantec.
Altra cosa da segnalare la lunghezza dei brani che in una sola occasione scendono sotto i 5 minuti, senza mai risultare noiosi o privi di idee.
Il viaggio nel ritmo regolare continua quindi con la bellissima “Lumen” di Mr Cloudy (che tra l’altro apprendiamo essere il prossimo album solista in uscita i primi di agosto) un brano dai contorni acidi che ben si profila grazie ad un uso intelligentissimo delle sezioni ritmiche e ad un alto grado di ipnotismo dato dalla bassline circolare.
“In the Maze” di Rie Lambdoll / relapxych.0 è un apparato tribale diviso tra percussioni, chitarra e voce, un eclettissima architettura con un’anima pop ed un cuore elettronico dei più raffinati seguita poi dalle incursioni dubstep/techno di “Winter Sun” ad opera di Martin Schulte, forse il brano più ballabile dell’intera compilation, reso ancora più fresco da una manipolazione di tromba (o sax non è ben chiaro) che fornisce linfa continua alla cassa ed ai piattini di primo piano.
Ancora sette minuti di techno atmosferica e claustrofobica con “Bamboo Forest”, un pensiero pulito, sincero ed emozionante scaturito dalla mente di Shinsuke Matsumoto, poi un brano come “Veluwe” che ci riporta alla memoria i suoni di Ecochord e la sognante chiusura con “137 Heaven (ambient meldown remix)” da parte di Mr Zu per un finale che è magia allo stato puro che diluisce pian piano consegnandoci la migliore compilation di musica elettronica attualmente in circolazione.