Inizio anni novanta: da qualche anno la scena techno mondiale ha scoperto la Finlandia grazie ai tipi della Sahko (Mika Vainio e i suoi Pan Sonic, Philus, Hertsi) e della Dum (Kim Rapatti e i suoi alter ego Monojunk e Detroit Diesel).
Il sound è geniale e semplice.
Un mix fra minimalismo industrial e pulsioni groove house/techno nelle loro forme più pure. Musica ripetitiva, monotona e profondamente elettronica che cattura l’immaginario europeo avido di novità come mai più e pronto a tutte le sperimentazioni, anche e soprattutto sul dancefloor.
Anni d’oro in cui molti produttori dalla mentalità aperta hanno saputo introdurre idee musicalmente complesse su una struttura, se volete semplice come quella techno e house.
Fra questi anche Sasu Ripatti che con vari pseudonimi (Bright People, Sistol, Vladislav Delay e Luomo) si fa conoscere in tutto il mondo nell’arco di qualche anno per il suo mix fra sperimentazione e groove minimali, ma anche per una inaspettata vena house come Luomo.
Ora, a distanza di più di dieci anni dalla sua prima ed unica uscita sull’americana Phthalo, recupera lo pseudonimo Sistol e fa uscire il suo nuovo album sempre sulla stessa etichetta.
Il disco si presenta con otto brani che omaggiano la scuola finnica anni novanta senza però essere didascalico.
Ripatti sembra in questo lavoro più libero dagli schemi legati ai suoi più famosi alias, ma allo stesso tempo riversa in questo lavoro l’esperienza di ciò che ha fatto finora.
Dove il primo album di Sistol era acerbo e incompiuto, questo nuovo ne recupera gli elementi basilari e ce li ripropone rivitalizzanti.
Ne viene fuori un omaggio alla prima house di Chicago in versione narcolettica come se Steve Poindexter avesse il suo studio in un coffee shop ad Amsterdam.
L’inizio del disco è illuminante in questo senso, “(Permission to) Avalanche” è pura ipnosi jack spruzzata da stab di synth che sembrano uscire da un B-movie di fantascienza anni ’50.
Il brano è il preludio a “Hospital husband”, vero e proprio ibrido freak di house minimale fra Like A Tim e Pan Sonic, e “A better shore”, traccia tribale con synth scuri e minacciosi.
Ci sono anche altri brani interessanti come “Funkseer” e “Contaminate her”, ma il bello è già venuto.
Ottimo disco per i non fan di Luomo e Vladislav Delay.