Asa Breed è stato un nodo importantissimo nel quale è apparsa chiara la strada produttiva presente e futura di un artista come Matthew Dear. Una mutazione nella quale tutte le precedenti tinte hanno iniziato ad oscurarsi, un lavoro di transizione incipit di questa che ne è la definitiva consacrazione all’oscurità.
Non è soltanto una questione di suono, Matthew ha lavorato sodo su strutture complicate, tessiture lontane dal basico universo dance. Le sue nuove creature hanno a che fare con voce, strumenti ed elettronica, e soprattutto appaiono fresche ed eclettiche, vere canzoni moderne che saccheggiano indietro negli anni, dalle prime intuizioni Bowiane alle sinistre pulsioni europee degli anni’80, il filone minimal wave che recentemente ha finito per influenzare anche un altro grande della musica elettronica come Thomas Brinkmann. Ma a differenza del citato produttore teutonico, Dear conferisce una melodica più comunicativa ed a portata d’uomo, svelandosi pop dove “When Horses Die” emanava cattiveria.
Nei nove minuti abbondanti di “Little People (Black City)” potrete assaporare un sunto magnifico delle potenzialità di quest’album, un ritornello orecchiabile, una base oscura, un groove che è un omaggio all’house chicagoana più deep.
Quel che gli riesce con la voce è ancor più bello, sovrapposizioni, cambi di tono, interpretazioni a stretto contatto con le intelaiature sonore.
“Slowdance”, che succede proprio a Little People è un esempio incredibile di tutto questo, una song fondata sulla voce e modellata da una sinistra sfilza di synth e dal ritmo tagliente della batteria.
Paradossalmente appaiono più concreti ed affilati anche i riferimenti alla madre techno di Detroit ed all’house di Chicago, quì mascherati ma vibranti e significativi, come nella mutante “You Put A Smell On Me” un violento brano dove techno e funk bianco si intrecciano emanando potenza e solidità.
Black City risponde ad un esigenza di cambiamento ed innovazione di un artista che sembra non adagiarsi su facili fortune, continuando a sperimentare per potersi esprimere sempre in maniera incondizionata, è un omaggio all’oscurità che saprà catturarvi per l’intera durata e mantenersi vivo nel tempo.
Black City è semplicemente un grande album.