Vi siete mai chiesti come potrebbero suonare oggi Kruder & Dorfmeister? Sul finire del decennio scorso i due produttori austriaci contribuirono non poco ad imporre su scala mondiale raffinate sonorità downtempo e, per qualche anno, riuscirono persino a tenere vivo l’interesse intorno ad un album di debutto che, tuttavia, non venne mai pubblicato.
E’ fin troppo scontato accostare i nomi di Uwe Walkner e Karl Moestl ai due produttori austriaci. Intanto perchè la città di provenienza è la stessa (Vienna), poi perchè una decina di anni fa il duo pubblicò due ep proprio sulla G-Stone contribuendo inoltre all’album di remix del progetto Tosca.
Walkner e Moestl, dopo un periodo di silenzio, si sono ora riuniti e ritornano sulle scene musicali con l’album di debutto sull’etichetta fondata da Moestl.
Anche in termini musicali i riferimenti a K&D non mancano poichè “Structures” sembra quasi una versione riveduta, evoluta ed aggiornata (ma soprattutto contaminata) del suono downtempo.
Certamente il suono contenuto in ‘Structures’ è più strutturato e complesso presentando un’avvincente fusione tra suoni astratti e ultrabassi, dub e techno, con una componente dubstep in dosi abbondanti.
Una parte importante della riuscita di “Structures” è affidata alle voci, a partire dall’intreccio tra Farda P e Didier Uwayo in “Presence”, posto in apertura, fino alla seducente voce di Eva Klampfer (presente in ben tre brani).
Tra i brani migliori si segnalano “Dragoneye”, una versione claustrofobica di trip-hop a ‘spirale’ così come quello ‘classico’ di “Fragments”, il dubstep malinconico di “The Dawning”, i bassi atmosferici di “Ascend” (ancora una volta la Klampfer protagonista) e il ripiegamento cosmico-notturno di “Broken World”, senza contare i pochi minuti celestialidi “Saturn”.
“Structures” è un album il cui pregio è di suonare bene nel complesso, un album curato in cui nulla sembra essere fuori posto e la cui attenzione al dettaglio è sorprendente.