Il titolo potrebbe essere fuorviante per chi non conosce il trio francese dei dOP (scritto proprio così: rigorosamente con la lettera iniziale minuscola e le successive due maiuscole): non si tratta infatti, come letto altrove, di una raccolta dei loro ‘più grandi successi’ ma del vero e proprio album di debutto che arriva a tre anni di distanza dalla loro comparsa sulle scene e contiene quasi esclusivamente materiale inedito (ben tredici brani su un totale di quattordici).
“Worm Hunting”, l’unica traccia edita, è posta in apertura e cede presto il passo a “No More Daddy” che ci introduce al suono del trio parigino, o almeno a quello che pensiamo sia il loro suono. Non è certamente facile definire il suono di una band, più difficile riassumere in poche parole il suono sfuggente, eccentrico e sempre imprevedibile di Clément, Dam e jAW.
“No More Daddy” ha le sembianze di un blues sbilenco e claustrofobico guidato dalla voce diafana di jAW: biglietto da visita di un album che mescola con disinvoltura elementi dance con elementi etnici in una surrealistica atmosfera cinematografica tra sogno e realtà, alla Michel Gondry tanto per intenderci.
Parte del merito degli arrangiamenti va sicuramente attribuito a Emmanuel d’Orlando, compositore francese già collaboratore, tra gli altri, di Sebastien Tellier.
La stessa sensazione di tensione la ritroviamo in “L’Hopital, La Rue, La Prison”, la traccia che più li avvicina agli amici Noze o, se vogliamo, ad un suono Circus Company, data l’evidente vicinanza stilistica anche con Dave Aju.
Altri numeri degni di nota li mostrano le derive swing di “Talk Show”, il trip-hop lunare di “Happy Meal” che ricorda da vicino il Tricky nebuloso periodo Nearly God.
Anche quando i tre spingono l’acceleratore in direzione prettamente dance, versante techno (“New York”) o versante house (“3 Suitcases”), riescono ad essere profondi e incisivi. In mezzo, “Final Dive” tocca vertici poetici notevoli che vengono replicati, in parte, nella conclusiva “Deaf Wagrant”.