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Album Reviews /

Anders Ilar Stories Of Old

  • Label / Yard
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Nov 2010
  • Style / ,
  • Rating /
    10/101
Anders Ilar - Stories Of Old

Anders Ilar è uno dei musicisti scandinavi da preservare con più cura. Attivo sulla scena da oltre dieci anni, vanta ormai una solida discografia che tra album, 12 pollici remix e quant’altro traccia un lunghissimo percorso fatto soprattutto di sperimentazione. La musica di Ilar infatti è sempre apparsa come una sorta di investigazione che fa uso di diversi canali stilistici. Le sue escursioni hanno luogo tanto nel dancefloor quanto in lande desolate od orizzonti infiniti, luoghi dove l’artista prova sempre a spingersi oltre, sperimentando commistioni sonore che tendono sempre ad esaltare il lato melodico.

Stories Of Old arriva per mezzo della Yard Records, etichetta statunitense con pochissime release all’attivo, perlopiù feticcio del suo fondatore Chris Jones, che con il suo pseudonimo Yard appunto, propina sonorità ambient techno ormai da diversi anni.

Ilar entra immediatamente nel mood introspettivo e profondo della label, aprendo l’album con un brano come “Carving Wooden Hearts”, un buio cunicolo techno infestato da presenze ambient dietro ogni angolo o sporgenza, una stesura frastagliata nella quale è forte il senso claustrofobico di una musica che si serve di ambientazioni spettrali ruvide che talvolta sovrastano la linea dritta del brano.
Nonostante l’inquietudine del pezzo derivi da questo utilizzo di campioni sporchi, è interessante ascoltare come quasi volendo creare un contrasto, l’artista ci propone una melodia di organo che si dispiega lungo quasi tutto il percorso creando quasi un corpo a se stante.

In “Arcturus” e “Cries Of The Wilderness” veniamo catapultati in un immaginario futuristico inevitabilmente pervaso da sonorità più tendenti all’electro. Memorie analogiche che mettono in risalto i synth utilizzati con gusto e conoscenza approfondita. Queste forse sono le strutture ritmiche che esaltano maggiormente la vena creativa di Ilar, spinte da una dinamica mutante che riesce a far emergere ogni suono dandogli la dovuta visibilità. Territori meno melodici ma con un fortissimo appleal che riesce in egual modo a rapirti completamente per trasportarti in un lungo viaggio con la mente.

“Unfold” è un memorabilia techno che ci riporta lo sguardo verso alcune escursioni Warp Records degli anni ’90, il tutto giocato su un mood oscuro contaminato da lunghi tappeti ambient fatti di colori pastello e luci soffuse ed affondi ritmici potenti nella loro semplicità. Un lungo percorso tra le pieghe morbide dell’elettronica che si abbandona pian piano in una pura distesa ambientale che prende il nome di “Heliopause”, sette minuti di droning tra scenari medievali persi tra le nebbie.

“Unconditional Surrender” è un brano elettronico che sfrutta in pieno gli insegnamenti della scena techno britannica sperimentale, con la sua struttura spezzata i synth sotterranei ed i micro suoni elettronici a condire il tutto. Nell’album con 2 remix catastrofici da parte di Adam Johnson che restituisce un anima melodica tra forti tensioni sintetiche e Yard che invece trasporta il tutto in una struttura techno minimale ed ipnotica che ricorda alcune cose della Border Community.

In coda un brano nascosto che è un ottima chiusura dark ambient fatta di bagliori improvvisi che stanno lì a ricordarci quanto buia può essere la notte.
Uno degli album dell’anno.

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