Lo spagnolo Bolivar, dopo aver tracciato un percorso deep grazie ad una discografia giovane ma non per questo priva di maturità, decide di rendere omaggio ad alcuni mostri sacri che lo hanno influenzato nel tempo, tra questi Schultze, Tangerine Dream, Eno e molti altri raccogliendo in un album le sue composizioni ambient più calde ed emozionanti.
Ad occuparsi della raccolta è la Avant Roots, progetto collaterale dello stesso Bolivar insieme ad Aphro Sainzs che si occupa di dar visibilità, purtroppo soltanto in digitale a quelli che loro stessi definiscono i suoni dell’anima. Principalmente escursioni ambientali con un forte accento melodico, field recordings e composizioni d’ascolto.
Bolivar qui cala gli assi, regalandoci un album ambient fondamentale. Lo fa componendo musica che senza alcun dubbio deve averlo assuefatto completamente, focalizzandone la concentrazione su commoventi composizioni di piano posate su pads ambientali soffici e spumosi, dimostrando una compiuta accortezza nella gestione dei pesi, qualità a dir poco fondante se si vuol riuscire nel delicatissimo ecosistema ambient.
Ci troviamo di fronte a 9 delicati tappeti ricamati con cura, orientando le varie tessiture di sottofondo verso nebbie dub dai toni pastello che si adagiano benissimo in queste suite lente ed armoniche che con il passare dei minuti si arricchiscono di archi soavi, tremori dilatati ed un crescente addensamento della materia che trova poi l’eccellenza in due brani monumentali come “Just Perfect Landscapes” e “Creando Dimensiones”. Una scrittura profonda e tagliente, poche note a far scorrere il sangue, una serie di montanti atmosferici che seccano la gola e tolgono la stabilità, il decollo verso un viaggio totale, il rientro, la sensazione che tutto questo ti rimarrà dentro per sempre.
Seguiranno mesi di preghiera con la speranza di veder questo gioiello stampato su vinile. Non può finire tutto con un disgustoso pulsante di download.