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Francesco Tristano Idiosynkrasia

Idiosynkrasia

Gli echi distanti e insieme misteriosi di “Mambo”, uniti alla tensione emotiva sprigionata, introducono “Idiosynkrasia”, l’album che attendevamo da Francesco Tristano, il lavoro della maturità di un artista che rappresenta una delle migliori espressioni per quanto riguarda quel gioco ad incastri tra strutture ricavate dalla musica classica contemporanea applicate ai canoni della moderna musica elettronica.

E’ in buona compagnia Tristano se consideriamo che in territori affini si muovono anche (con gli stessi eccellenti risultati) il misterioso compagno di etichetta Arandel e, seppur con coordinate musicali più ampie, Bachar Mar-Khalifé.
Senza dimenticare che lo stesso Tristano porta avanti parallelamente un discorso a più ampio raggio con il progetto Aufgang, il cui album di debutto all’inizio dello scorso anno ha rappresentato un ottimo punto di partenza.

“Idiosynkrasia” dimostra ancora una volta il coraggio di confrontarsi, di intraprendere nuove sfide assecondando nuovi stimoli.
Prova ne è il fatto di aver registrato questo terzo album sotto la guida di Carl Craig presso gli studi Planet E a Detroit, una città evidentemente legata alla InFiné più di quanto si pensi: dagli ottimi rapporti di Agoria (il cui recente vinile di “Speechless” è stato impreziosito proprio dalla voce di Craig) alla cover di “Strings Of Life” che ha segnato il debutto sia di Franceso Tristano che dell’etichetta francese.

Non nasconde le proprie ambizioni Tristano dichiarando tra i propri scopi quello di fornire una nuova identità al pianoforte come strumento legato al futuro, nonostante la visione corrente di strumento del passato.  
Il pianoforte di Tristano è ovviamente protagonista assoluto dell’intero album, dall’iniziale “Mambo” agli accordi malinconici di “Nach Wasser Noch Erde”, così come nelle divagazioni astratte di “Wilson”.
“Idiosynkrasia” rappresenta il primo dei due vertici dell’album, nonchè un segno tangibile dell’intesa tra Tristano e Craig: ritmiche e profondità a cura del padrone di casa, pianoforte sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda, con ricami preziosi del pianista di origine lussemburghese.
“Fragrance De Fraga” rappresenta un altro numero di techno-ambient atmosferica d’alta scuola dall’inclinazione sperimentale, che sfuma nell’ambient pura di “Last Days” rallentando drasticamente il numero di battute.
Altro vertice dell’album è “Hello – Inner Space Dub”, titolo più che mai appropriato per un’intensa e desolata suite che avvolge l’ascoltatore nel profondo nel più tipico stile detroitiano, per rilasciarlo solamente nei minuti conclusivi, a margine di pochi e assorti accordi di pianoforte, degna conclusione di un percorso sublime.

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