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Album Reviews /

Shackleton Fabric 55

  • Label / Fabric Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Dec 2010
  • Style /
  • Rating /
    9/101
shackleton

E’ fuori dubbio che il suono dubstep abbia portato una ventata di freschezza e novità in ambito elettronico (soprattutto alla luce del recente interesse da parte delle major, che ne potrebbero compromettere interessanti sviluppi futuri), così come è fuori dubbio che, se dovessimo fare i nomi di coloro che hanno contribuito a segnarne l’evoluzione in maniera rilevante, i primi nomi significativi da citare sarebbero con ogni probabilità quelli di Scuba (di cui peraltro è appena uscita una versione di “Triangulation” contenente un secondo cd con sette nuovi remix) e soprattutto Shackleton.
 

Questo numero 55 della celebre serie legata al noto club londinese si preannuncia come un caposaldo assoluto del catalogo e un punto di riferimento imprescindibile (e di ripartenza), mai così attuale per l’intera scena.
A partire dai primi minuti di “Come Up”, i cui bassi minacciosi e le ritmiche frenetiche si pongono come un sicuro indizio di qualità, si ha l’impressione di avere a che fare con qualcosa di importante, di magico.
 

Fabric 55 conferma estro e talento del produttore inglese ormai ricollocatosi a Berlino: una collezione di suoni percussivi e dubbati taglienti e spigolosi, sperimentali e trasversali, suoni di frontiera imprevedibili e mai scontati, ma sempre interessanti e innovativi.
Ventidue tracce piuttosto brevi che costituiscono un unico corpo di difficile scissione, un viaggio avvincente che vale la pena compiere senza pause dall’inizio alla fine, attraverso ottanta minuti di musica contenenti quattordici brani inediti e i restanti riadattati per l’occasione.
 

D’altronde, visto all’opera nella dimensione live all’ultima edizione di Club To Club, Shackleton ha impressionato mostrando capacità e abilità notevoli, contaminando sonorità dubstep con suoni sperimentali, dub e minimal sostenuti da traiettorie ritmiche ora spezzate, ora tribali, ma mai ripetitive per un linguaggio musicale che definire dubstep risulta alquanto riduttivo e ormai quasi privo di significato.
Ovvero quello che accade esattamente in questo album, dove Shackleton brilla per soluzioni e idee: un altro tassello da aggiungere all’evoluzione del dubstep e un altro album da aggiungere alle migliori produzioni targate 2010. Fondamentale.

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