Ringraziamo innanzitutto l’input di Ad Bourke che nella sua intervista ci ha messo la pulce nell’orecchio e ci ha fatti scoprire il talento di Opolopo.
Questo album esce lo scorso dicembre per la Tokio Dawn Records e segue (scopriamo) un debutto targato 2003 dal titolo Omnifarius.

Opolopo è l’essenza del funk modellata ad uso e consumo della versione attuale del mondo, tutto và come dovrebbe andare una jam funk di questi tempi, in un incredibile convivenza di derive stilistiche a mescolarsi in un lungo tracciato segnato dalla melodia.
Un lavoro di grazia cristallina nella lavorazione del basso, in ogni brano una ribollente onda dal moto sussultorio che scuote anche gli stomaci più ferrei e poco inclini. Voci (Amanda, Erik Rico, Sacha Williamson, Farah, Blacktop) e tagli ammaestrati con la classe dei domatori più esperti (Our World) in ibridi R’n’B dalla potenza devastante, strumentali da tuffo nella memoria (la titletrack Voltage Controlled Feelings) in un alieno cocktail party che viaggia nel tempo, dai ’60 per arrivare dove non possiamo ancora conoscere.

In alcuni momenti verrebbe da prender a schiaffi chiunque pensando alla pochezza di idee di molte produzioni attuali di grandi insospettabili artisti divisi nei generi più disparati. Questa è un’orgia, una totale, ricca, estatica orgia. Opolopo ha la stoffa del condottiero e sa come distribuire i momenti, sia quando ci propina quei flashback  da immaginario NYC inizi ’80 in folate temporali come “Glide” e “Take It Slow”  che quando rincorre il futuro in brani trasversali ed allucinati come “Step Into The Light” o “Tweak My Knobs”, autentiche spine nel fianco a quanti fanno musica per farsi fare le seghe in giro per la rete.

Prince? La Prelude? …è anche tutto questo, ma la dannata verità racconta qualcosa di molto più ampio.

Lo trovate su supporto cd e per pochi denari avrete un oggetto che difficilmente conoscerà la polvere.