Un progetto finlandese destinato a lasciare il segno nella moderna sperimentazione. Lo fa con semplicità, contravvenendo a tutte quelle manie di oltraggio spesso praticate nei meandri estremisti, lasciando fare tutto all’interazione tra universo classico ed elettronico, in un modo tanto naturale da apparire brutale in alcuni passaggi dove l’intensità si tramuta in cosmo per circondarci.
Tre realtà musicali, Samuli Kosminen, esperto di percussioni, programmazione e sampling, Kimmo Pohjonen, un fisarmonicista molto famoso in territorio scandinavo ed il Kronos Quartet, appunto un quartetto d’archi anch’esso attivissimo da anni.
Il risultato è coinvolgente fino all’eccesso, musica che riesce ad essere trainante per mezzo della potenza espressiva degli archi, qui con scritture forti e profonde che toccano con mano l’oscurità.
Il disco è diviso in sette sezioni, ognuna delle quali mette in raccordo una stesura melodica che riporta alla mente i grezzi profili dei fiordi norvegesi, perimetrando questi angusti segmenti seguendone vette paradisiache e vertiginose discese a mare. Su tutto un’incredibile lavoro di effettistica che nulla impone se non un’ombreggiatura costante per l’intera durata.
Si rischia grosso nell’immedesimarsi troppo nello scorrere di questo tempo che man mano si astrae, diventando stato di trance pura. Il tutto in una soluzione sonora per nulla nuova o inascoltata, testimonianza del fatto che riuscire a stupire con elementi già conosciuti è di gran lunga più interessante che farlo con stramberie fini soltanto al momento ed all’ego personale.
Uniko è un progetto che mette in primo piano la musica e la musicalità, fornendoci materiale sonoro che proviene, pari peso, da orchestrazione e postproduzione elettronica in un incanto melodico per la maggior parte del tempo introspettivo e rabbioso che vale gli ascolti più attenti ed incontaminati.
Si lascerà amare.