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Album Reviews /

Mike Dehnert Framework

  • Label / Delsin Records
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Marzo 2011
  • Style /
  • Rating /
    7/101
Mike Dehnert - Framework

La scuola olandese si apre alla techno tedesca verso uno dei rappresentanti che più si è fatto notare anche in rapporto all’età (30 anni) che gli permettono una visione moderna ma allo stesso tempo fortemente radicata nelle rigide dinamiche teutoniche. Mike Dehnert è uno che ha la fama di essere un duro, riprova ne sono le numerose uscite sulla sua Fachwerk che ne hanno delineato, sagomandone i contorni, uno stile che ben si addice a tutto quel che è il movimento legato allo storico Hardwax, che ha visto negli ultimi 2 anni una nutrita schiera di progetti legati a nomi più o meno noti del giro.

Di apertura si parlava, ed è proprio questo che rappresenta Framework, o forse potremmo circoscriverlo in un esperimento che vede la Delsin farsi carico di una branchia di sonorità che colgono il lato più metallico della techno.

Poche chance quindi per chi era abituato ai grooves setosi ed alle panoramiche funky espresse sempre con estrema creatività da quanti hanno avuto l’onore di essere pubblicati da questo colosso elettronico che occupa attualmente una posizione di rilievo assoluto nel panorama elettronico mondiale.

Questo è un prodotto diverso, che assume fisionomia e funzionalità proprio se interpretato con le giuste chiavi di lettura, ovvero quelle di spogliarsi da ogni sorta di cerebralità per abbandonarsi esclusivamente alla fisicità della techno. La musica di Mike Dehnert è questo, ed è proprio per questo che il disco avrà pari misura detrattori ed ammiratori spassionati.

Dehnert confeziona per la versione cd 11 brani dove riassume il suo essere artista in maniera pulita ed efficace, senza stupire con particolari virtuosismi per dedicarsi ad un apparato ritmico e sonoro solidissimo che vede spiegate le sue vele metalliche e qui, espressa in forma molto più esplicita rispetto al passato, una forma dub che si vede debitrice ai fasti “basichanneliani” ormai punto di riferimento di ogni produttore techno.
Tutto avviene in una raccolta cerchia di elementi che si susseguono in un binario unico mostrando con efficacia raddoppi ritmici, incastri lineari e sonorità terrene.

Leggevo in questi ultimi tempi molte diatribe legate alla presunta destinazione d’uso dell’ultimo album di Marco Carola uscito per la Minus, voci che andavano a giustificare una stesura diciamocelo bruttina ed una pochezza di idee che non danno ragione d’esistere riferendosi al fatto della dichiarata categorizzazione del disco ad un’insieme di  “tools”. Bene, vogliamo ridurre la techno, il suo passato, il forte presente ed il certo futuro ad una macchietta che ne giustifichi facili concezioni ed aride testimonianze?

Se avete bisogno di un “tools” allora questo Framework potrebbe rendere il servizio, offrendosi come una manciata di singoli ribalta/pista oltre che una raccolta di suoni ed idee mirate che lasciano emergere un concetto in maniera chiara, quello di dedicarsi ad un filone techno oscuro, possente, tagliente. Per certi versi lontano dalla natia Detroit, ma carico di quello spirito rivoluzionario che ne ha segnato le sorti.

Non è l’album che vi cambierà la vita, sia chiaro, ma contiene alcune cose mirabili come “Beatmatching” (forse la più detroitiana delle tracce), “Palindrom” (pura ipnosi e specchio della città di Berlino), “Infix” (fumosa espressione dei sotterranei della techno) ed una visione d’insieme omogenea e trainante che ne fa un disco di ottima caratura.

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