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Album Reviews /

Stephan Bodzin Vs Marc Romboy Luna

  • Label / Systematic Recordings
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Mar 2011
  • Style /
  • Rating /
    8/101
Luna

Apprestarsi all’ascolto di un album di Marc Romboy equivale in un certo senso a tentare la fortuna: sai che la maggior parte delle volte il risultato non sarà del tutto soddisfacente ma ogni volta ti ritrovi a riprovarci con lo stesso spirito, sfidando la sorte e sperando di ottenere risultati migliori. Sarà un caso, ma i suoi album in solitudine non hanno mai toccato vette di eccellenza, se non nel caso di collaborazioni con altri produttori. Parte quindi in posizione di vantaggio questo progetto monumentale, in virtù della collaborazione con Stephan Bodzin, ovvero l’ingegnere del suono di Romboy.
Tre cd per una durata complessiva di oltre cinque ore (o se preferite sei vinili) che non potevano che intitolarsi “Luna”, il nome che accomuna moglie e figlia rispettivamente di Bodzin e Romboy. Un primo cd che raccoglie i frutti di una collaborazione che prosegue da oltre cinque anni a questa parte, anticipata da alcune uscite disseminate durante il percorso, un secondo cd mixato (contenente originali e remix) e un terzo album in mp3 che contiene ventiquattro remix di altri produttori (la maggior parte dei quali inediti) tra i quali spiccano i nomi di Moritz Von Oswald, Roman Flugel, Abe Duque, Robag Wruhme.
Per forza di cose, l’attenzione comunque è proiettata sul primo cd che rappresenta sostanzialmente l’album vero e proprio.

E’ “Triton” ad introdurci alle atmosfere plumbee (già intuibili dall’orribile foto di copertina): puro (e classico) suono tedesco con bassi minacciosi e ombre oscure in agguato, un suono creato, modellato e scolpito nel corso degli anni che sfila nella calma apparente di “Oberon”, sinuosa e sinistra. “Callisto” è pura luce (ad intermittenza) e l’episodio di maggior tensione (e intensità) dell’album, tirata e sempre sul punto di esplodere senza che mai avvenga, tutta battiti e sussulti, vertice non replicato in maniera adeguata da nessuno dei due remix del terzo cd. “Luna” è electro-house elegante ma datata di almeno qualche anno, così come “Atlas”, che suona molto Booka Shade virati in acido. “Miranda” è un complesso labirinto a spirale che porta a “Ferdinand”, l’episodio incompiuto dell’album, nonostante “Hydra” riporti in alto le quotazioni dei due, ipnotica e futuristica, avvolta nella sua lenta costruzione e avvitata su se stessa. E ancora “Phobos”, versione slow-motion che riassume in qualche misura il senso complessivo dell’album e prepara al gran finale: le atmosfere buie di “Telesto” e l’astrazione conclusiva di “Puck”.

“Luna” è un album che suona electro-house, moderno nelle strutture senza disdegnare atmosfere che riportano alla sperimentazione elettronica di fine anni settanta, plumbeo e sinistro nella sua versione riveduta e aggiornata di certi stilemi cari al suono tedesco dei primi anni duemila, potente e rigoroso.

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