Thomas Koch è una delle figure chiave per quanto riguarda la scena dance elettronica tedesca: attivo inizialmente dalle pagine dell’influente rivista Groove e come dj, in seguito impegnato nel circuito dei club e a dirigere l’etichetta Get Physical e, dall’anno in corso, assorbito totalmente nella veste di produttore.
Registrato nel corso di nove mesi insieme al musicista (e co-produttore dell’album) Lopazz, “The Pleasure Principle” è caratterizzato da un suono organico sviluppato come una lunga session e dai numerosi ospiti vocali: si va dal ‘giro’ Circus Company rappresentato da Dave Aju e dalla voce dei dOP Jaw (che compare in due brani) all’intervento di James Teej fino al contributo di Cari Golden, ascoltata di recente anche nelle produzioni dei Pan-Pot.
Ispirato nel titolo dall’idea del piacere (che comprende sia piaceri biologici che piaceri psicologici), “The Pleasure Principle” è il terzo album dell’artista e segue “Boogie Playground” del 2005 e “The Inner Jukebox” del 2009. Un album che ci consegna un artista pienamente maturo e consapevole dei propri mezzi che si apre coraggiosamente verso nuove soluzioni e nuove direzioni stilistiche, coraggio premiato dall’album sicuramente più riuscito e completo nella discografia del produttore tedesco.
Un album segnato dalle numerose voci ospiti: l’introduzione a singhiozzo di “Same Plane” rappresenta un ottimo biglietto da visita, anche (e soprattutto) grazie proprio all’apporto fondamentale di Jaw e Ginger, così come ottime risultano le strutture asimmetriche di “Unconditional Love”, l’ipnosi di “Burning”, già singolo prescelto per anticipare il disco corredato dai remix di Art Department e Redshape. Altro numero vocale importante e prezioso è offerto dal solo Dave Aju che eleva la deep house di “Yesterday, Tomorrow”, brano che sembra cucito su misura per il suo timbro particolare.
“Nothing Even Comes Close” si dimostra un intermezzo strumentale introspettivo riuscito, posto strategicamente alla metà dell’album ad anticipare Cari Golden nella sfuggente “City Life” e la serena beatitudine di “Leavin’ Me”, altri episodi degni di nota così come i quattro eccellenti brani strumentali.
E’ affidato a Jaw il compito di chiudere l’album, dopo averlo aperto: compito svolto, al solito, alla perfezione con garbo e pathos.