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Orphx Radiotherapy

Orphx - Radiotherapy

Aver conosciuto gli Orphx grazie al loro album “Circuitbreaking” ha cambiato il modo in cui recepisco determinati suoni, un album che ha fatto aumentare a dismisura la mia già grandissima stima per la Hymen Records, riempiendomi di nuovi spunti di riflessione su un suono sperimentale per antonomasia ma che rischia continuamente di cadere nell’eccesso, fregato in alcuni casi dalla voglia di stupire a tutti i costi che è un po’ la malattia di tutti i grandi sperimentatori.

Gli Orphx invece erano riusciti ad illustrare il loro punto di vista seguendo un percorso intimo e chiaramente disturbato, realizzando di fatto un capolavoro.

Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quel formidabile disco, e Christina Sealey e Richard Oddie (questi i nomi dei componenti, originariamente in tre ora ridotti a due) hanno continuato nel loro percorso senza mai smetter di sperimentare. A dire il vero c’è stato un piccolo passo in avanti nella loro musica, qualcosa che in molti hanno sperato, ovvero un certo avvicinamento alla techno che era quanto di più auspicabile visti i nuovi trend in merito e vista anche la predisposizione che il loro suono aveva ad esser diciamo così, ritmato.

E’ così che un vinile su Sonic Groove dal titolo Division Ep è stato un fondamentale segno di apertura da parte loro, mostrandoci finalmente quanto un po’ tutti credevamo.

Radiotherapy arriva dopo 5 anni da Insurgent Flows sempre su Hands Productions e ci mostra quanto e come gli Orphx hanno proseguito sul loro processo di evoluzione. Il loro è sempre un approccio teso e violento caratterizzato da banchi d’elettricità su tutto il percorso che emulano il ronzio delle centrali elettriche diventando una sorta di “tappeto” al quale l’udito si abitua ben presto.
La programmazione ritmica come sempre fa il suo sporco lavoro regalandoci grandi momenti di suoni “spezzati” che dettano in tutto e per tutto la dinamica dei brani. Ed è proprio concentrandoci sul lato ritmico che anche nel formato album veniamo in contatto con una piega leggermente più “dritta” da parte degli Orphx, qualcosa che fa sembrare il loro suono molto più umano rispetto al citato Circuitbreaking, quindi ne deduciamo che gli integralisti di quel disco non avranno a buon cuore questa variazione sul tema.

Il discorso secondo me è uno solo, ovvero le idee che qui ci vengono presentate. Se queste fossero state stantie o quantomeno ridondanti allora qualcosa da rimpiangere, veramente, l’avremmo avuto, ma di fronte ad un disco che suona coinvolgente, nuovo ed estremamente curato in ogni dettaglio è quantomeno superfluo star a fare raffronti con il passato. O meglio, qui parliamo di un nuovo prodotto che si discosta totalmente dall’alienazione che ci aveva fatti innamorare anni or sono, ma quanto di nuovo c’è in Radiotherapy è qualcosa che merita d’esser vissuto con intensità.

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