Primo album per la giovane etichetta londinese riservato al progetto 6th Borough Project, dietro la cui sigla si nascondono Craig Smith e Graeme Clark (con il cui moniker The Revenge ha appena pubblicato la collezione di edit intitolata “Reekin’ Structions”).

“One Night In The Borough”, gioca nel titolo con la provenienza degli artefici del progetto (Edimburgo) ed esplora con classe e passione le sfumature intercorrenti tra disco e house nelle sue diverse forme, tra le quali spicca una netta propensione per una house profonda e ipnotica caratterizzata da frequenti innesti di campioni vocali e influenzata da ricorrenti atmosfere di matrice soul-funk.

Dopo una breve intro che poco ha a che fare con il prosieguo dell’album, “Let Yourself Go” stacca subito nella sua abile funzione di creare la giusta tensione emotiva, salvo poi rientrare con la successiva “If The Feelings Right”, i cui ritmi nettamente rallentati scivolano via in richiami alla migliore tradizione soul-funk.

“B.U.R.T. (The Journey)” brilla dell’intensità della migliore house, dove un campione di voce femminile appena abbozzato viene utilizzato nella stessa maniera enfatica di uno dei migliori brani house di sempre: “The Way” di Global Communication.

Omaggi soul caratterizzano “Find A Way” così come affondi percussivi “The Fool”, che si spingono in territori affini alle zone d’ombra di certa bass music contemporanea in “Iznae”, interrotti dalle avvincenti tessiture deep house che contraddistinguono “Endless Nights” e soprattutto da “Deep C”, splendida nella sua avvolgente lentezza scandita da pigre e indolenti cadenze dub, impostazione disco e vaghe citazioni italo e balearic. 

“One Night In The Borough” è complessivamente un buon album, piacevole e a tratti affascinante, nonostante alcuni piccoli difetti ne impediscano una piena riuscita e una tenuta nella sua interezza: passaggi non sempre sviluppati in modo adeguato, altri dilatati e qualche momentanea caduta di stile.