New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Album Reviews /

Anthony Rother The Machine Room

  • Label / Fax +49-69/450464
  • Catalog /
  • Format /
  • Released / Maggio 2011
  • Style /
  • Rating /
    10/101
Anthony Rother - The Machine Room

Tornano ad incrociarsi per la terza volta le strade di Anthony Rother e la Fax di Pete Namlook, due realtà ormai radicatissime nel panorama elettronico mondiale tanto che ogni tipo di descrizione potrebbe risultare superfluo se non ridondante.

Quel che forse interessa sapere è che la Fax ad oggi rimane uno di quei luoghi sacri per l’ambient music, una label che ha saputo mantenere vivo l’approccio organico alla musica d’ambiente, proponendo sempre lavori con un corpo solidissimo che profuma tutt’ora di old school (anche se questo termine riferito all’ambient non è del tutto consono) e si discosta totalmente dall’approccio “dronistico” moderno che ormai in troppi casi risulta privo di sostanza per assomigliare più ad un esercizio stilistico che ad una vera e propria sonorizzazione d’ambiente. Nei dischi della Fax invece, come in questo per l’appunto, è sempre vivo e vegeto il suono, e, l’emissione di suoni non è affatto confinata al sampling od al field recordings ma fa parte di un processo che in alcuni casi è propenso all’utilizzo dei più svariati strumenti.

Anthony Rother è un maestro in questo, e per l’ennesima volta riesce a condurci in un luogo sacro attraverso la sua musica.
The Machine Room è ambient in senso totale, raccoglie 13 parti eseguite ponendo alla base come al suo solito le emissioni analogiche dei suoi synth che circolano nel sottofondo creando ampi spazi dove poter lanciare ulteriori timbri e strumenti che nel suo caso si materializzano con giri di piano striduli, basslines, flauti e percussioni, il tutto mantenendo in questo cd mixato una continuità ed una progressione degna soltanto dei più brani, un album concepito come una session live che si muove partendo dall’oscurità, da quei suoni grigi di sintetizzatore che esplorano il calore della luce soltanto accompagnandosi ad altri strumenti.

Un lavoro al quale lasciarsi andare completamente, che non smette di liberare sorprese durante il suo percorso, suonando in alcuni casi come una band psichedelica in pieno trip, e ricordandoci che Rother rimane sempre un fottuto genio che è capace di dare il meglio di sé in diversi ambiti musicali, che siano techno, electro o, come in questo caso, ambient.

Se siete alla ricerca di un album compiuto nel quale trovare musicalità, isolazionismo, fantastici accorgimenti, un arrangiamento supremo e dei bagliori acid luminescenti ecco il vostro disco.

Redazione Written by: Pubblished: